Amnesty e il capoluogo rilanciano la richiesta di verità su Giulio Regeni

Sabato 14 Settembre 2019
Amnesty e il capoluogo rilanciano la richiesta di verità su Giulio Regeni
LA CAMPAGNA
ROVIGO Riparte dal Polesine la campagna Verità per Giulio Regeni, che Amnesty rilancia con la richiesta di un nuovo ritiro dell'ambasciatore italiano a Il Cairo, a due anni di distanza dal suo ritorno. In Pescheria nuova ne hanno parlato il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, con il sindaco Edoardo Gaffeo e Giovanni Stefani, responsabile dell'associazione a Rovigo. «Giulio Regeni - ha detto Noury - non è una storia vecchia da consegnare alla memoria passiva. La memoria che ci piace è quella che ritorna in mente, che fa dire ai cittadini che passano davanti ai municipi con lo striscione Verità per Giulio Regeni: Ancora non ci siamo».
Il sindaco, aprendo l'incontro organizzato per invitare i comuni polesani ad aderire, ha ringraziato «le persone che cercano la verità per una delle pagine più buie del nostro Paese. Occorre togliere ogni connotazione politica a un'iniziativa che chiede verità e salvaguardia dei diritti umani. Questa campagna è un simbolo per ribadire la necessità di verità e giustizia», ha continuato svelando d'aver ricevuto un'email dai genitori del giovane italiano, ucciso in Egitto nel 2016 mentre svolgeva ricerche per conseguire il dottorato all'università di Cambridge. L'e-mail è arrivata dai genitori Paola e Claudio una volta saputo del nuovo appello partito da Rovigo. Aderire alla campagna di verità è stato anche uno dei primi atti della nuova amministrazione che per il proprio impegno ha ricevuto «ringraziamenti di cuore» dai genitori di Regeni, vittima della «violazione di qualsiasi diritto umano, in un Paese che si considerava amico». Anche Articolo 21 e Cgil, rappresentati in Pescheria da Monica Andolfatto e dal segretario provinciale Fiom Riccardo Bego, hanno sottoscritto l'impegno nell'anniversario dei due anni dal ritorno in Egitto dell'ambasciatore italiano, il 14 settembre 2017. «Siamo a raccontare cos'è accaduto in due anni e rilanciare l'appello - ha aggiunto Noury - potremmo dire che non è accaduto nulla, ma è un nulla colpevole. La rinnovata presenza dell'ambasciatore non ha dato risultati. Al contrario, la verità è stata messa in secondo piano rispetto, per esempio, ai rapporti commerciali o alla fornitura di armi alle forze di sicurezza egiziane. C'è stato un lavoro encomiabile della Procura di Roma, che non poteva andare oltre», ha continuato Noury, invitando anche il nuovo governo a fare la propria parte, dicendo: «È stato un omicidio di Stato e bisogna rendersi conto che c'è qualche prezzo da pagare. Ce lo aspettiamo dal nuovo Governo».
Nicola Astolfi
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