Altra fumata nera per i diritti di pesca

Mercoledì 11 Settembre 2019
LAVORO
ROVIGO Ieri è stato il giorno della pesca. Quasi un migliaio di lavoratori del comparto ittico dell'estremo Delta hanno invaso il centro di Rovigo per protestare nei confronti della Provincia, rea di non aver ancora deciso le sorti dei diritti esclusivi di pesca che incidono sulle lagune deltine. Alle 7 ben 12 pullman (una proveniente da Porto Viro, quattro da Scardovari, uno rispettivamente da Polesine Camerini, Boccasette, Gorino Sullam e Santa Giulia, mentre altri due sono arrivati da Pila) sono partiti alla volta di Rovigo dove si sono ritrovati con quanti sono venuti con mezzi propri. Scesi in piazze Cervi, i pescatori insieme ai propri presidenti si sono organizzati con fischietti e trombe da stadio, magliette e cartelloni con scritte inequivocabili da Dall'Ara e Votta andate a casa a Giù le mani dalle vongole passando per Diritti di pesca subito a Dall'Ara lasciaci pescare e Votta rispetta il lavoro. Attorno alle 9 si è formato il corteo vero e proprio aperto dallo striscione Dall'Ara presidente della tristezza. Giù le mani dai diritti esclusivi di pesca, scortato dalle forze dell'ordine, con il vicepresidente del Consorzio Andrea Natali a dettare il ritmo della marcia. Una volta arrivati a Palazzo Celio, è iniziato il caos mentre il sindaco Roberto Pizzoli è entrato nella sede per concordare l'incontro che poco dopo avverrà nella sala del consiglio con una delegazione composta dai 14 presidenti delle cooperative afferenti la struttura consortile, l'avvocato Giampietro Berti, i rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati, l'assessore alla pesca di Porto Tolle Tania Bertaggia, i consiglieri regionali Graziano Azzalin e Patrizia Bartelle, l'assessore regionale Cristiano Corazzari.
LA RIUNIONE
Mentre fuori continuava a infuriare la protesta, il primo a parlare a nome del Consorzio è stato il presidente Luigino Marchesini. «Puntiamo alla proroga di 15 anni, a meno che ci siano altre proposte che siano congrue», aprendo la strada all'intervento del proprio legale, Giampietro Berti: «Quello che il Consorzio non comprende è come mai non sia stato possibile arrivare al risultato da lei prospettato in occasione del primo incontro convocato dal prefetto - rivolgendosi a Dall'Ara - il Consorzio chiede di poter esercitare la pesca nel rispetto della legalità, ma per un periodo che gli consenta la realizzazione di investimenti. Oggi come oggi non è possibile esercitare la pesca con un termine così breve, gli strumenti giuridici ci sono e non sono quelli del bando. La possibilità di un ricorso da parte di terzi c'è sempre stata, non comprendo la differenza tra prorogare un anno e di cinque o di 15. Perché si dovrebbe accettare un anno di proroga con gli stessi rischi che si presenterebbero per una proroga più lunga?».
È arrivata poi l'arringa del primo cittadino portotollese. «È indispensabile trovare quel confronto che possa tutelare al meglio quello che è un affidamento che dia al Consorzio la possibilità di fare programmazione, difenda il diritto dei lavoratori e dia sicurezza all'ente di poter fare questa assegnazione. Se il problema è di portare una delibera, la portiamo anche domattina: l'importante è costruire un percorso che dia una sicurezza».
LA PROPOSTA
Il dado è tratto e il presidente Dall'Ara ha avanzato la proposta maturata a seguito di un tavolo avuto lunedì: «Dopo sei ore di discussione dove tutti abbiamo portato il nostro contributo, si è pervenuti nella volontà di concedere una proroga di un anno riprorogabile di un altro anno, quindi si andrebbe al termine del 2021 che ironia della sorte è superiore alla situazione ante di questa querelle. Inserendo in delibera una declaratoria che va in questa direzione, ovvero che la concessione viene assegnata a seguito della necessità di ulteriori approfondimenti per la definizione della problematica complessiva legata alle modalità di affidamento dei diritti esclusivi di pesca e al fine di non creare interruzioni che penalizzerebbero l'attività del Consorzio e di riflesso gli aspetti economici fortemente legati all'attività pesca molluschi e indotto che ne deriva con riferimento alla possibilità di affidamento diretto per 5 anni o di proroga di 15 anni. Questo è il massimo che il presidente va a esporre al consiglio provinciale, anche perché su questo parere c'è pur sempre il diniego da parte del dirigente della Direzione generale pesca».
Anna Nani
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