ADRIA
Mentre il mondo dei fanghi ribolle, viste le recenti sentenze del Consiglio

Sabato 22 Settembre 2018
ADRIA
Mentre il mondo dei fanghi ribolle, viste le recenti sentenze del Consiglio di Stato e del Tar della Lombardia che hanno di fatto bloccato l'intera filiera italiana della depurazione, fermando lo sversamento nei terreni agricoli, tanto da rendere necessaria la nota del 10 settembre del Ministero dell'Ambiente, si avvicina il momento dell'udienza preliminare per il ramo toscano delle inchieste sui fanghi della Coimpo.
COIMPO COINVOLTA
Secondo quanto contestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, la ditta di Ca' Emo, sarebbe una delle aziende responsabili dello sversamento illecito di rifiuti sui terreni di aziende agricole delle province di Firenze, Pisa e Lucca. L'inchiesta si articola in più filoni, con 20 indagati in totale. Quello che vede coinvolta la Coimpo, riguarda i rapporti con la ditta di Pisa Dc Green e gli sversamenti avvenuti in quella provincia fra 2013 e 2015. Sono stati quindi indagati i responsabili dell'azienda: in un primo momento solo Gianni Pagnin, 67 anni e la figlia Alessia, 42, di Noventa Padovana, poi anche Mauro Luise, 57 anni e sua figlia Glenda, 28, adriesi, e Mario Crepaldi, 53 anni, sempre di Adria. La Procura distrettuale antimafia, che ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio, contesta l'esercizio abusivo di un'attività organizzata per le gestione di circa 13mila tonnellate l'anno di fanghi di depurazione contenenti sostanze pericolose o comunque sostanze inquinanti derivanti da cicli industriali incompatibili con un reimpiego in agricoltura. In particolare, si spiega che la natura anche industriale e non solo da reflui civili del fango impiegato sarebbe evidenziata dalla presenza di idrocarburi ignoti, sia leggeri che pesanti, in concentrazioni ampiamente superiori ai 1.000 mg/kg.
ACCUSA PESANTE
L'accusa è, quindi, di aver miscelato e sversato fanghi in modo da evitare i pre trattamenti e ottenere ingiusti profitti che per la Coimpo vengono stimati in 1.886.631 euro. Analogamente all'inchiesta della Dda di Firenze, ne è stata condotta una anche dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, nell'ambito della quale il 10 dicembre 2017 erano scattati anche sei arresti nel corso dell'operazione Nemesi. L'indagine ha però confini più ampi rispetto al traffico illecito di rifiuti che aveva fatto scattare le misure cautelari, imputazione stralciata e che ha poi seguito una strada autonoma, con tre patteggiamenti e tre a processo: sono infatti 47 gli indagati totali, con ipotesi di reato come associazione a delinquere, corruzione, abuso d'ufficio e falso ideologico. A far partire le indagini, la tragedia del 22 settembre 2014, sulla quale è già in corso un altro ben noto processo.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci