Vita da precaria con 19 euro in conto

Martedì 18 Luglio 2017
«Mi sono rimasti 19 euro in conto, l'ultimo stipendio risale al mese di aprile. Poi basta. Ci dicono che è tutto sospeso per motivi burocratici. Ma la realtà, ne sono convinta, è un'altra: i fondi non ci sono più». Storie di ordinaria follia dal mondo delle scuola. A 36 anni, laurea ed esami di abilitazione alle spalle, in graduatoria dal 2003, Elena (nome di fantasia) sta scoprendo il lato oscuro della vita da insegnante precario.
«Insegno nelle scuole primarie. Faccio tutto quello che mi capita: maestra d'italiano, matematica, lingue. Dipende dalla supplenza che mi danno. Da precaria devo prendere tutto quello che arriva. Ma adesso la situazione è drammatica. Non solo la mia, ma quella di 30mila insegnanti precari come me in tutta Italia. Io sono di Treviso, vivo qui. E qui tento di lavorare. Quindi, per favore, non metta il mio nome. Mi voglio sfogare ma non farmi riconoscere, altrimenti non mi chiamano più».
La storia è emblematica. La giovane maestra deve convivere con una realtà durissima e, purtroppo, nota. Gli insegnanti precari, con contratti molto brevi (da pochi giorni a qualche mese), ricevono stipendi a singhiozzo. Nel suo caso parliamo di 1200 euro al mese. Che fatica a vedere: «Mi è stato liquidato, a maggio, lo stipendio di aprile - racconta - poi basta. Nell'ultimo anno ho lavorato per diverse scuole mettendo assieme un certo numero di contratti. Venire pagati è stato difficilissimo. Il problema riguarda solo noi precari: gli insegnanti di ruolo o quelli con supplenze di un anno, vengono pagati regolarmente. Noi invece, che subentriamo in caso di malattia o per riempire qualche buco, no. Al Miur dicono che ci sono dei problemi burocratici, ma sappiamo che non è così: non ci sono più i fondi. Per noi questo è un vero dramma. Il mio ultimo contratto, di maggio, non è ancora stato registrato: la segreteria della scuola mi dice che non possono farlo fino a quando il ministero non assicura la disponibilità della copertura finanziaria. E poi all'ente che ci invia i cedolini non rispondono più al telefono. Dal Ministero ci ribadiscono che i pagamenti per le supplenze brevi sono bloccati, forse se ne riparla ad agosto. E qualcuno si è anche sentito rispondere che se non gli va bene così che cambi pure lavoro. Per tanti di noi la situazione è drammatica, non è possibile non solo programmare qualcosa, ma nemmeno fare la spesa». Gli insegnanti precari si sono riuniti in alcuni gruppi su Facebook dove si scambiano notizie e consigli. C'è anche chi pubblica la foto del frigorifero di casa vuoto, chi le bollette da pagare: «Io vivo da sola - continua Elena - e sono tre mesi che non vedo un euro. Questo è il mio lavoro e di questo vivo. Sono in graduatoria dal 2003: all'inizio ho fatto supplenze per qualche anno, poi mi sono dedicata ad altro per qualche tempo visto che non era possibile entrare di ruolo. Alla fine ho ricominciato ad insegnare, ma adesso i problemi sono tanti». A cominciare dagli stipendi che non arrivano.

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