Vide morire mamma, papà e fratellino, inghiottiti dalla solfatara di Pozzuoli. Ora Alessio, il figlio più piccolo e l'unico sopravvissuto della famiglia Carrer di Meolo, sarà nuovamente sentito dai magistrati della Procura di Napoli che indagano sulla tragedia del 12 settembre scorso.
Sono intanto saliti a sei gli indagati, tutti accusati a vario titolo di triplice omicidio colposo e disastro colposo, ma anche di aver violato numerose norme amministrative sulla sicurezza sul lavoro: oltre a Giorgio Angarano, subito finito nel mirino del pool di magistrati, sono stati iscritti nel registro degli indagati anche i soci della società Vulcano Solfatara Maria Angarano, Annarita Letizia, Francesco Di Salvo, e due Maria Di Salvo rispettivamente di 68 anni e 39 anni. Una consulenza tecnica, effettuata per la Procura dall'esperto geologo Giovanni Balestri, ha intanto accertato che «presso il sito era frequente la formazione di voragini, tanto che ogni volta che si apriva una cavità veniva semplicemente colmata con il materiale prelevato dal sito stesso da cui si scavava per riempire i vuoti di volta in volta creatisi». Già nel 2014 si era aperta una grande voragine nei pressi della zona in cui sono morti i Carrer, senza che alcuna misura di protezione, recinzione e studio specifico fosse adottato. Una tragedia che, per la pubblica accusa, si poteva dunque evitare.
Aldighieri a pagina 9
del fascicolo nazionale
© RIPRODUZIONE RISERVATA Sono intanto saliti a sei gli indagati, tutti accusati a vario titolo di triplice omicidio colposo e disastro colposo, ma anche di aver violato numerose norme amministrative sulla sicurezza sul lavoro: oltre a Giorgio Angarano, subito finito nel mirino del pool di magistrati, sono stati iscritti nel registro degli indagati anche i soci della società Vulcano Solfatara Maria Angarano, Annarita Letizia, Francesco Di Salvo, e due Maria Di Salvo rispettivamente di 68 anni e 39 anni. Una consulenza tecnica, effettuata per la Procura dall'esperto geologo Giovanni Balestri, ha intanto accertato che «presso il sito era frequente la formazione di voragini, tanto che ogni volta che si apriva una cavità veniva semplicemente colmata con il materiale prelevato dal sito stesso da cui si scavava per riempire i vuoti di volta in volta creatisi». Già nel 2014 si era aperta una grande voragine nei pressi della zona in cui sono morti i Carrer, senza che alcuna misura di protezione, recinzione e studio specifico fosse adottato. Una tragedia che, per la pubblica accusa, si poteva dunque evitare.
Aldighieri a pagina 9
del fascicolo nazionale