«Via libera alle barche o la nautica va a picco»

Venerdì 17 Aprile 2020
L'APPELLO
VENEZIA Per Venezia e la sua laguna la barca è da sempre un mezzo apprezzato e utilizzato. Soprattutto con l'arrivo della bella stagione, quando le famiglie (e non solo) tendono a sfruttarla di più per vivere giornate all'aria aperta. Un elemento insito nella natura della città d'acqua, costretto anch'esso a fare i conti con un periodo particolarmente delicato. Se da un lato sono circa 60mila le barche da diporto che girano in laguna, dall'altro 5mila gli addetti del settore che in queste settimane sono fermi, senza lavoro. Con una perdita del fatturato che si aggira intorno ai 60 milioni di euro, come evidenziato dal presidente di Assonautica Venezia, Marino Masiero. Un dato allarmante che ha mosso l'associazione ad inviare una richiesta congiunta al governatore Zaia e al sindaco Brugnaro, chiedendo sia permesso agli armatori veneti (e ai soli componenti dei loro nuclei familiari) di poter riprendere l'attività nautica entro la fine del mese. Insomma, una mossa volta a fronteggiare dopo un silenzio per Assonautica obbligato, in quanto le priorità legate all'emergenza coronavirus erano altre una criticità che il comparto e la filiera ad esso collegata stanno vivendo. Cantieristica, officine meccaniche, marine e quanti impegnati a realizzare tappezzerie per le imbarcazioni: un mondo in cui il tempo sembra essersi fermato, dove l'utenza non ha dato il via nella quasi totalità dei casi alle consuete lavorazioni stagionali. D'obbligo dopo aver tenuto la barca ferma per tutto l'inverno. E non perché, come verrebbe da pensare, il governo ne abbia bloccato la riapertura. Anzi. Le attività cantieristiche nautiche sono state ammesse tra quelle aperte dai due Dpcm riguardanti l'emergenza Covid-19 e dal Dm Mise del 25 marzo scorso. Il problema, dunque? Se i proprietari non vanno in barca, non investono soldi nel sistemarla. Con la conseguenza che quanti fanno parte del mestiere, non hanno alcuna manutenzione da sbrigare, tanto da ritrovarsi a tenere chiusa la propria attività. «Perdurando la situazione d'incertezza sulla possibilità o meno di varare le barche si legge nella nota di Assonautica Venezia ed essendo in questi giorni incombenti i termini di apertura della stagione nautica che normalmente anticipano di due mesi quella balneare, l'intero comparto nautico rischia, nel caso andasse bene, di perdere un anno di lavoro. Altrimenti di chiudere i battenti». Per Assonautica la partita si gioca su una convinzione: andare in barca «è un'attività che isola per sua natura, allontanando chi la pratica dagli assembramenti». Un concetto che, soprattutto in questo periodo, fa della barca un luogo ancora più sicuro delle nostre abitazioni. E usufruito principalmente proprio dai nuclei familiari stessi, scongiurando dunque rischi di contagio.
Marta Gasparon
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