«Una raffica senza fine di pugni in faccia Poi il sangue di Niva, ero sicuro di morire»

Lunedì 24 Settembre 2018
«Una raffica senza fine di pugni in faccia Poi il sangue di Niva, ero sicuro di morire»
IL RACCONTO
LANCIANO «Ho visto una luce fioca nel corridoio, credevo fosse mia moglie e invece in un attimo mi è arrivata una raffica di pugni in faccia, è stata una macelleria. Sono ancora terrorizzato, sono state scene da film dell'orrore, io e mia moglie siamo vivi per miracolo». Parla con un filo di voce Carlo Martelli in un letto nel reparto di Chirurgia all'ospedale Renzetti di Lanciano. Sul volto tumefatto i segni della notte da incubo di cui è stato vittima con la moglie Niva, per due ore ostaggio di una banda di rapinatori sanguinari. Si guarda intorno, il medico presidente dell'Anffas, e incrocia lo sguardo commosso delle figlie, che vivono altrove e che subito sono rientrate a Lanciano non appena hanno saputo del dramma vissuto dai genitori. Ma in quella stanza d'ospedale è anche continuo il viavai di colleghi e amici - Martelli è medico in pensione ma ha collaborato con molti di loro -. La moglie è invece ricoverata al Multidisciplinare.
Martelli prende fiato e trova la forza di raccontare quei terribili momenti: «Mi hanno tritato. Sbattuto a terra, legato mani e piedi con un filo di computer. A mia moglie hanno legato solo le mani» dice. E ricorda con un brivido le minacce: «L'unico che ha parlato, in buon italiano, è stato chiaro: dimmi dov'è la cassaforte, ripeteva. I banditi non credevano che non ci fosse, a ogni domanda mi mollavano un cazzotto e se non gliel'avessi detto minacciavano di fare a pezzetti mia moglie: lei dormiva in un'altra stanza perché al mattino presto sarebbe dovuta partire per Roma, l'hanno trascinata da me e a un certo punto hanno cercato di soffocarla. Quando ho visto un fiotto di sangue schizzare dal suo orecchio tagliato non ci ho capito più nulla: ero sicuro che ci avrebbero ammazzati».
I banditi si sono allontanati solo dopo aver prelevato soldi con le carte di credito di Martelli. E in quel momento c'è stata un'altra scena che il medico non potrà mai dimenticare: «L'unico della banda che ha parlato mi ha salutato dicendo: A dottò, se mettete la cassaforte fateci sapere che noi stiamo in zona. E' stato atroce».
Sotto choc Alfredo Martelli, fratello del medico che per primo è intervenuto per assistere Carlo e Niva: «Il film di Arancia meccanica fa ridere rispetto a quello che hanno fatto, qui non ci sentiamo sicuri, non c'è controllo del territorio» ha detto ricordando i precedenti casi di furti e rapine in zona, «anche se una cosa del genere così non si era mai vista». Un'azione criminale che ha turbato anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Faremo di tutto per arrestare i colpevoli e a farli marcire in galera, non si può vivere con paura anche in casa propria» il suo commento. Turbata e incredula la comunità frentana, non solo per la rapina in sè - la terza in un anno da queste parti - ma per l'efferatezza con cui è stata compiuta. Il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, parla di «barbarie». Ieri è stato tra i primi ad andare in ospedale per sincerarsi delle condizioni di Carlo Martelli e Niva Bazzan: «Ho voluto testimoniare loro la stima mia e dei cittadini. Anche se non sono in pericolo di vita hanno riportato danni visibili e importanti che fa capire atrocità e ferocia dell'aggressione». Pupillo, ex diabetologo, ha condiviso anni di lavoro con loro: «Carlo e Niva hanno lavorato per aiutare gli altri con impegno straordinario con l'Anffas e in ospedale con esperienza e contributo di umanità. Ciò fa più male. L'aggressione sorprende e fa rabbia e forte è la reazione emotiva».
Walter Berghella
e Serena Giannico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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