TRAFFICO E OPERE
BELLUNO Finito il periodo di chiusura totale, al primo banco

Giovedì 4 Giugno 2020
TRAFFICO E OPERE
BELLUNO Finito il periodo di chiusura totale, al primo banco di prova, la viabilità bellunese mostra tutti i propri limiti. Tra sabato e martedì due giugno, code in A27, code in Alemagna. Raggiungere Cortina è una missione impossibile e il prolungamento dell'autostrada, idea mai abbandonata dagli industriali torna d'attualità. La presidente degli industriali di Belluno, Loraine Berton, che delle opere ha fatto la missione del suo mandato batte i pugni sul tavolo: «Le infrastrutture - ha tuonato - ora o mai più».
LA CARTOLINA
«Le lunghe code sull'Alemagna e in A27 ci dicono che gli interventi risolutivi sono ancora in alto mare - spiega la numero uno di palazzo Doglioni Dalmas - che si procede a rilento, che il nostro gap infrastrutturale rischia di diventare una voragine incolmabile». Il tempo continua a scorrere e neppure la proroga di un anno, chiesta per i mondiali di Cortina 2021 causa coronavirus, potrebbe essere sufficiente a completare le opere. Le quattro attesissime varianti Mondiali (Tai di Cadore, San Vito di Cadore, Valle di Cadore e Cortina) non saranno pronte per la gara iridata. Indipendentemente dallo slittamento al 2022. Anas lo ha chiarito subito, spiegando che le autorizzazioni sono ferme alla commissione Via a Roma. «L'ultimazione potrà prevedersi nel 2024». Il motivo? L'incartamento è ancora sulle scrivanie del Ministero dell'Ambiente a Roma dove giace, indisturbato, da oltre diciotto mesi. Con buona pace di chi ha passato il fine settimana in coda sulle strade bellunesi.
SCELTE RADICALI
«Se è vero che questo è il momento del coraggio e delle scelte radicali - riprende Berton - allora le infrastrutture sono la priorità in Italia e, a maggior ragione, nei territori montani come quello bellunese. Ricordo le determinazioni che, quasi un anno fa, erano state condivise dal tavolo delle Infrastrutture della Provincia di Belluno, come la necessità di uno sbocco a nord e il miglioramento della viabilità intervalliva. Il mio appello è rivolto a tutti i livelli istituzionali, dal Governo alla Regione, passando per l'Europa, dove si stanno definendo le linee strategiche per i prossimi anni. Si faccia una programmazione seria e si mettano risorse vere, ciascuno per la propria parte. La crisi da pandemia ci ha già enormemente provati, non possiamo rimanere fermi ad aspettare che le cose si risolvano da sole».
PARADOSSO
Berton poi affronta il tema Mondiali di sci di Cortina, per cui si è chiesto lo slittamento al 2022 causa Covid. «Questa eventuale proroga dovrà spingere tutti gli enti coinvolti ad accelerare sul fronte delle opere programmate già in spaventoso ritardo. Non farlo sarebbe davvero imperdonabile, un pessimo segnale per chi crede nel rilancio di questo territorio». Ma non è solo il turismo a pagare un prezzo elevato, spiega la leader degli industriali: «Collegamenti veloci e sicuri, sostenibili e tecnologici, servono alla nostra economia, manifattura e turismo in primis, ma ancora di più a chi in montagna abita e vorrebbe rimanere».
LA POLITICA
La politica intanto invita ad avere fiducia, qualcosa nella Capitale si sta muovendo, se gli interventi siano sufficienti a rimettere in moto i fascicoli è presto per dirlo. Anche perché una volta usciti servono i tempi per affidare i lavori e soprattutto per farli. «Dobbiamo avere fiducia nella legge olimpica - spiega il presidente della Provincia, Roberto Padrin - ci auguriamo possa sbloccare la questione infrastrutturale. Il nodo di Longarone, che permetterebbe di evitare almeno in parte le code domenicali che ormai fanno parte della normalità della stagione estiva e invernale da e verso le nostre Dolomiti».
IN ATTESA
«Il coronavirus - riprende Berton - ci ha insegnato quanto la libertà di movimento sia un bene assoluto, una necessità per le persone e le imprese. Si faccia presto, adesso davvero non ci sono più alibi». Per la provincia di Belluno è l'ultima chiamata sul fronte delle infrastrutture. All'appuntamento olimpico mancano cinque anni e mezzo. Un'inezia rispetto ai grandi sogni del territorio, dal treno delle Dolomiti allo sbocco a nord. Un'inezia che rischia di condannarli a rimanere tali.
Andrea Zambenedetti
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