Toti, Meloni, Musumeci: nasce la gamba sovranista per trattare con la Lega

Lunedì 24 Settembre 2018
Toti, Meloni, Musumeci: nasce la gamba sovranista per trattare con la Lega
LO SCENARIO
Applaudono tutti, ma il crepuscolo di una storia nessuno lo riesce a negare. Anche quelli che credono nella rinascita. E che, alla kermesse di Forza Italia a Fiuggi, vedendo Francesca Pascale in prima fila che in vari passaggi del discorso di Berlusconi grida, seduta in prima fila tra Tajani e Brunetta: «Bravo presidente!», si fanno sinceramente contagiare da tanto entusiasmo. Anche perché c'è tanta gente, più che nello scorso anno, a questo appuntamento cruciale per gli azzurri.
Però il discorso berlusconiano, che mai è stato più corto di questa volta (appena 49 minuti), non è sfuggito ai presenti nel suo messaggio subliminale. Che è questo: il presidente che ha fatto tanto, che ha beneficiato tutti, non può più strafare. E non è facile per lui stare al passo, inarrestabile, di Di Mao e di Salvini continuamente in scena. La platea azzurra - al netto della venerazione per il Cavaliere - conosce i sondaggi. Sa che il rilancio di Forza Italia deve partire ma lo aspetta da tempo. E una sottile inquietudine nel modo berlusconiano, insieme alla gioia per la riapparizione del Cavaliere e la fiducia in Antonio Tajani, è il mood che sembra serpeggiare a Fiuggi. Che è simile a quello risultato evidente nella festa di Atreju: ovvero l'urgenza di non stare fermi davanti alla super-potenza di Salvini schiaccia-tutti.
Il partito forzista adesso può essere minacciato - specialmente nei territori e le elezioni regionali sono quasi alle porte - da un'opa non dichiaratamente ostile ma nei fatti sì, che è quella a cui hanno deciso di lavorare Giorgia Meloni, Giovanni Toti e Nello Musumeci. E che incide chiaramente sulla crisi di Forza Italia. Il ragionamento alla base è questo, e s'impernia su Fratelli d'Italia ma va oltre: in un momento in cui la Lega sta al governo con i 5Stelle e vuole restarci per 5 anni, e in una fase in cui i sondaggi non sorridono affatto al partito azzurro, occorre creare un contenitore, sovranista e conservatore, ma aperto a ogni tipo di opzione culturale da centrodestra, quindi anche ai berlusconiani più o meno delusi, che sia capace di resistere alla ruspa salivinista e di trattare da una posizione di forza con Salvini.
LA RETE
La Meloni la chiama «una rete» questo contenitore politico per il centrodestra. Lo stesso molto sponsorizzato da Steve Bannon, ospite ad Atreju, su cui invece da Fiuggi si sono concentrati gli strali di Tajani («Caro Bannon, tornatene a casa») e ieri anche di Renato Brunetta, tra gli applausi, il quale ha allargato il discorso al plurale contro «questi Bannon d'accatto che ci vendono i prodotti marci della loro ideologia». Il rischio, visto da molti azzurri, è che, in attesa della rifondazione di Forza Italia, possa diventare una calamita - o almeno un passaggio intermedio per poi approdare al salvinismo - la «nuova casa dei conservatori e dei sovranisti» del trio Meloni-Toti-Musumeci. Gli ultimi due governano regioni importanti, Liguria e Sicilia, e la Meloni vede in questo progetto il vero rilancio del centrodestra. «Voglio gettare il cuore oltre l'ostacolo», dice: «E lancio un appello deciso non solo alla destra ma anche a chi si è sempre definito liberale o conservatore, o patriota o semplicemente italiano, partendo dalle tante personalità che hanno partecipato ad Atreju». Oltre Toti e Musumeci, Sgarbi e la Di Girolamo, Augello e Fitto, Stefano Parisi e Magdi Allam. Ma il discorso è aperto alle liste civiche, ai movimenti territoriali, a tutti quelli che (dice la leader di Fratelli d'Italia) «non si sentono rappresentati dalla Lega o non accettano di entrarne a far parte da comprimari».
L'OPA
Un progetto simile, proprio mentre Forza Italia rilancia il proprio progetto dicendo che farà «congressi a tutti i livelli», scatena una competition nel centrodestra che non può far piacere agli azzurri. Anche perché, pur restando in Forza Italia, il forzista Toti ne è magna pars. «Io credo - dice Toti, nient'affatto amato dalla nomenklatura forzista ma la nomenklatura forzista è molto osteggiata dai non pochi che la pensano come lui sui vari territori - che serva un movimento democratico, dove le idee e le culture possano confrontarsi e pesarsi, partendo dal basso». Che poi è quello che dice da tempo, che in Forza Italia viene vissuto come opa ostile e che adesso, però, in attesa che il partito azzurro trovi dentro di sé la scintilla della ripartenza, può tradursi praticamente nel nuovo progetto lanciato dalla Meloni e diventare una calamita politico-elettorale che spera di attrarre voti sovranisti da una parte, ma con Salvini non sarà facile, e moderati dall'altra: dove Forza Italia ha capito che deve battere molti colpi e molto fortemente, perché non bastano più i miracoli dell'anziano patriarca.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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