Terzo settore, la Consulta delude Veneto e Lombardia

Domenica 14 Ottobre 2018
LA SENTENZA
VENEZIA Bocciatura alla Consulta per le due Regioni-ariete nella battaglia per l'autonomia. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili o infondate le principali questioni di legittimità sollevate da Veneto e Lombardia nei confronti del Codice del terzo settore, varato nel 2017 dal Governo, di cui veniva lamentata l'eccessiva ingerenza statale. «Non è stata recepita la nostra richiesta di maggiore coinvolgimento», commenta Manuela Lanzarin, assessore veneta al Sociale.
L'IMPUGNAZIONE
Attraverso ricorsi del tutto simili, le due Giunte regionali avevano impugnato il decreto legislativo che aveva riordinato la normativa riguardante «il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale». Sostanzialmente tre i punti contestati. Il primo riguardava l'istituzione dell'Organismo nazionale di controllo, con le funzioni di amministrare il Fondo unico nazionale e deciderne gli indirizzi strategici, nonché di individuare il numero di enti accreditabili come Centri di servizio per il volontariato e determinarne il finanziamento su base locale. In secondo luogo veniva lamentato un tradimento delle indicazioni fornite dalla legge delega approvata dal Parlamento, secondo cui i poteri decisori sarebbero dovuti rimanere in capo agli organismi regionali. Infine era stato criticato il fatto che la valutazione sulle attività finanziabili spettasse al ministero del Welfare, senza alcun intervento delle Regioni. Rilievi a cui la Presidenza del Consiglio aveva replicato rivendicando le prerogative dello Stato nel «fissare standard di tutela uniformi sull'intero territorio nazionale».
LE MOTIVAZIONI
Secondo le motivazioni depositate venerdì, la Consulta ha accolto solo l'ultima doglianza di Veneto e Lombardia, stabilendo che gli obiettivi generali, le priorità di intervento e le linee finanziabili dal Fondo debbano passare per la Conferenza Stato-Regioni. Per il resto, invece, la legge resterà così com'è, prevedendo fra l'altro l'accorpamento dei Centri di servizio Rovigo-Padova e Treviso-Belluno. «La normativa forse può andar bene per le associazioni caratterizzate da grandi numeri dice l'assessore Lanzarin ma sicuramente non per le piccole, che in Veneto sono la maggioranza. Parliamo di 2.168 associazioni di volontariato e 1.480 associazioni di promozione sociale». Curiosità: si tratta della prima sentenza riguardante il Veneto emessa dopo la nomina a giudice costituzionale di Luca Antonini, già difensore della Regione in numerosi ricorsi, ma naturalmente non in questo, patrocinato infatti dagli avvocati Ezio Zanon e Andrea Manzi.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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