Tassisti acquei, meno 80 per cento «Giornate intere senza un servizio»

Mercoledì 24 Febbraio 2021
Tassisti acquei, meno 80 per cento «Giornate intere senza un servizio»
A MOLLO DA UN ANNO
VENEZIA In una città che sta soffrendo le pene dell'inferno da novembre 2019 quasi nessuno ha pensato ai tassisti. Nell'immaginario collettivo, a Venezia sono sempre stati visti come gente benestante, senza problemi e a volte un po' spaccona. La verità è però spesso diversa dalla visione popolare e ci sono intere famiglie in grandi difficoltà, senza aver ricevuto ristori, che devono essere presenti al turno anche con la prospettiva di non fare neppure un servizio. La maggior parte dei tassisti sono persone che non amano dire che sono in difficoltà e per orgoglio magari cercano aiuto reciproco o in famiglia.
Ma le spese corrono.
LA CRISI
La crisi ha indotto una categoria che fino a pochi anni fa aveva referenti multipli e spesso non in accordo tra loro a coalizzarsi. Le cooperative hanno progressivamente perso pezzi e gli ex soci sono diventate ditte singole a partita Iva. L'associazione Taxi e nolo uniti, presieduta da Jacopo Codori, attualmente rappresenta 53 ditte, ma a breve entreranno anche due importanti consorzi, che ne faranno la realtà più rappresentativa.
«Dal 2019 - spiega Codori - abbiamo perso almeno l'80 per cento del fatturato. Questa è una città con pochi abitanti, che non utilizza questo servizio neppure quando è a prezzo popolare e scontato e pertanto, mancando il turismo, manca tutto. Le spese però rimangono immutate, a cominciare da quelle che versiamo al Comune, oltre alla manutenzione delle barche e dei pontili».
SENZA LAVORO
Nel corso del 2020 sono arrivati, in quanto partite Iva due tranche di ristori, che spesso hanno a malapena coperto il versamento di contributi e la spesa per la famiglia.
«Vede - spiega un tassista dell'associazione - io non mi vergogno di dire che farei nel frattempo un altro lavoro, visto che qui non si batte chiodo, ma non è possibile perché siamo imbarcati. I nostri turni, quando lavoriamo sono strutturati in modo da essere circa 9 giorni in un mese. Ma c'è un problema: in questi mesi gli unici stazi in cui si lavora un poco sono quelli di piazzale Roma, perché la gente che arriva a Venezia lo fa per lo più in macchina. Anche qui, però, il concetto di lavoro è relativo: significa uno o due servizi in 12 ore e spesso neanche quelli. Se il turno inizia alle 8 ci sono colleghi che si presentano allo stazio due ore prima nella speranza di prendere un lavoro. Gli altri stanno senza far nulla, ma bisogna che stiano lì. A piazzale Roma, comunque, capita di essere presenti una volta al mese o anche una volta ogni 45 giorni».
Tra loro c'è chi ha iniziato nel 2019 l'attività o chi ha comprato casa e si trova nel dilemma se pagare le spese di esercizio o dar da mangiare alla famiglia.
«Non sempre nelle famiglie c'è la moglie che lavora - aggiunge un altro - e io ad esempio ho dovuto utilizzare un finanziamento per coprire le spese di casa e pagare parte dei contributi».
Insomma, un quadro a tinte fosche e che al momento non ha prospettive di miglioramento. E la stessa situazione, anzi peggio, la stanno vivendo i sostituti, che sono dipendenti dei tassisti e come tali li sostituiscono quando non sono in servizio.
«Sono tutti a casa - concludono - è un vero dramma. Sono in cassa integrazione ma spesso non hanno ricevuto i soldi e non è raro che ci sia gente che ha cambiato completamente lavoro».
M.F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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