Salvini gioca la carta Friuli «Poi tratto io da vincitore»

Sabato 28 Aprile 2018
IL PERSONAGGIO
ROMA Rispetto ai 5 stelle, Matteo Salvini usa una parola forte: «Il voto in Friuli sarà una sberla che li renderà meno presuntuosi e più capaci di ascoltare anche le ragioni degli altri». Cioè le sue. Riguardo a Forza Italia e a Berlusconi, il capo del Carroccio parla così: «Una forte affermazione della Lega in Friuli renderà tutti, almeno spero, più consapevoli che la nostra coalizione ha un leader forte e riconosciuto e quel leader è stanco, come tutti gli italiani, dei troppi paletti piantati sul terreno e vuole andare subito a governare».
LE STOCCATE
Ecco, il significato del voto regionale è di tipo molto nazionale. Oltre al fatto che il centrodestra se vince, e vincerà in questa tornata elettorale, aggiunge un'altra Regione alle tre che già governa. E di queste quattro, soltanto una è di marca forzista (un berlusconiano molto salviniano in verità, Giovanni Toti). «Ora tratto io da vincitore», appena vince in Friuli: ecco la linea Matteo. Con Berlusconi non rompe, non rompe affatto o almeno non rompe adesso e neanche lo farà a breve. Però è un continuo di distinguo - «Mai con il Pd!», è il motto poco berlusconiano di Salvini, formulato anche così a proposito di un'eventuale esecutivo del Presidente: «Mai un governo con dentro tutti per non fare niente» - rispetto al Cavaliere. «È un mese che qualcuno (ndr: Di Maio) mi propone ministeri su ministeri, se rompo il patto di lealtà fatto con gli italiani il 4 marzo, ma io non tradisco per un ministero. Però non voglio neanche passare per scemo e nel nome di questa lealtà sentire qualcuno che dice: Non votate Lega. Per questo dico invece votate Lega». Quel «qualcuno» è Silvio. Punzecchiato anche così: «O si fa un governo di tutto il centrodestra con M5S, oppure si torna a votare e il centrodestra vince da solo. Questo lo dico a Di Maio, ma lo dico, sottovoce, anche a chi non esclude di ragionare con Renzi e con il Pd». E si tratta, di nuovo, di Berlusconi. Al quale è rivolto un altro avvertimento, o meglio viene indirizzata la conferma di un no già più volte ribadito: «Io non vado in Parlamento al buio a cercare i voti per un mio governo». Che è quanto - magari con lo scopo di mandarlo a sbattere? - i suoi alleati di coalizione vorrebbero che facesse.
LA LINEA
La linea Salvini è che il forno con i cinquestelle - al cui dialogo con il Pd non viene data nessuna chance - è l'unico possibile. E come alternativa, l'evocazione delle elezioni nella retorica salvinista continua a crescere d'intensità. Con un particolare nuovo. Finora, parlando di voto anticipato, mai il capo del Carroccio aveva proposto date. Stavolta lo fa. E la data è quella più ravvicinata possibile. Cioè quella capace di spaventare di più alleati e avversari. «Non elezioni a ottobre, ma subito, a giugno. Vedrete - dice Salvini dal Friuli - che un vincitore certo ci sarà». E sarebbe il centrodestra con una Lega pigliatutto. In questo, i sondaggi danno ragione alle certezze di vittoria del leader del Carroccio. Tecné attribuisce alla Lega un balzo dal 17,4 ottenuto il 4 marzo a oltre la soglia psicologica del 20: ossia il 21,8. E i 5 stelle: dal 32,7 al 34. Male Forza Italia: dal 14 al 12,6. Cifre che valgono quel che valgono (pochino), ovviamente. Mentre ha un valore importante, in chiave voglia di andare al governo con i 5 stelle e bisogno di rassicurare anche il Colle, la scelta di Salvini di non andare alla riunione di tutta le destra populista europea, organizzata da Marine Le Pen a Nizza il primo maggio.
I RISCHI
Farsi vedere in quel consesso, in mezzo a tanti estremisti anche est-europei in questo Rassemblement National, sarebbe un passo falso per Salvini in questa fase. Avrebbe attirato su di sé le critiche di molti grillini, per non dire delle bordate dei dem, del probabile fastidio quirinalizio, del sicuro sconcerto di molte cancellerie. Lunedì è vicino, e da lunedì - assicura Salvini - «metteremo il turbo». O per un governo o per le elezioni.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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