Ristorazione sull'orlo di una crisi di nervi. Il provvedimento governativo della chiusura alle 18 imposta dall'ultimo Dpcm a bar, osterie e ristoranti rischia di affondare l'intera categoria. Basta cene, almeno per un mese, e con l'attuale crisi economica che continua a mordere, il futuro è sempre più nero. Monta dunque inevitabile la rabbia dei ristoratori: «Questa è la disfatta di Caporetto -afferma Giacomo Benvegnù dell'Incontro di Treviso- ho accettato e capito la chiusura precedente, non questa, non c'è rispetto per la nostra categoria». Gli fa eco Guido Albertini: «Si lavora con le cene, perderemo il 90% del lavoro, così non si va da nessuna parte». Durissimo anche Alfredo Sturlese di Toni dal Spin: «È come metterci in una bara, l'asporto non ci salverà». Ma quello di ieri è stato il giorno della rabbia anche per le categorie cittadine: le categorie del commercio prendono le distanze dal Governo e lo fanno in maniera netta. Pozza: «È un lockdown camuffato che avrà ripercussioni su famiglie e imprese». Dure anche Fipe, Ascom, Casartigiani e Confagricoltura mentre Imprese Unite ha organizzato per le 18 di oggi un sit-in di protesta in piazza dei Signori davanti alla Prefettura.
Miriade e Filini
alle pagine II e III
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