Renzi fermo sul no: «È un'opa ostile» Tra i suoi, però, c'è chi vuole trattare

Venerdì 27 Aprile 2018
Renzi fermo sul no: «È un'opa ostile» Tra i suoi, però, c'è chi vuole trattare
IL RETROSCENA
ROMA La delegazione Pd gli aveva riferito gli esiti del secondo colloquio con Fico, della disponibilità, a detta dell'esploratore, del M5S a partire dal programma dem. Era sembrata un'apertura formale, una disponibilità seria. Ma poi è intervenuto Di Maio ad alzare l'asticella, ad evocare un compromesso al rialzo, a gettare fango sul jobs act e sulla riforma della scuola. E allora Renzi ha chiuso subito ogni spiraglio: «No a qualsiasi trattativa. Vuole solo portare avanti una Opa ostile, occupare il nostro campo, pensa di annientarci».
Ed ecco che lo spettro di una clamorosa divisione alla direzione del Pd convocata per il 3 maggio è tornato ad affacciarsi di nuovo. In realtà il fronte renziano di chi vorrebbe sedersi al tavolo con i pentastellati cresce ogni giorno. E non si tratta dell'ala dei governisti. Dialoganti che ritengono necessario evitare di rintanarsi sull'Aventino. «Non possiamo apparire il partito del no, meglio andare a vedere le carte. Il dialogo può partire solo se vengono sulle nostre posizioni e partono dai nostri cento punti», il refrain. L'ex premier non ha del tutto scartato l'ipotesi di abbandonare la strada del muro contro muro ma al momento ha spiegato ai suoi non ci sono neanche le condizioni per un confronto. «Di Maio in realtà guarda a Salvini. Trattativa? No, binario morto», taglia corto. La sua convinzione è che Martina dovrà fare «marcia indietro». Ieri mattina Renzi ha sentito il reggente dem, ma solo per accordarsi sulla data della direzione. Colloquio interlocutorio ma poi non ha gradito quando l'ex ministro dell'Agricoltura ha parlato di «passo avanti» al termine dell'incontro con il presidente della Camera: «Non si può parlare con chi abiura le nostre riforme».
«Di Maio non pensi di essere sempre in campagna elettorale», afferma Guerini. «Non c'è alcuna possibilità di accordarsi con M5S», rincarano i renziani Ricci, Anzaldi e Ascani. «Non si capisce l'ottimismo di Fico», sottolinea anche Marcucci. Con il passare delle ore dunque la pista di sedersi al tavolo con M5S si raffredda sempre più. Nonostante gli appelli di Orlando, Franceschini e dello stesso Martina a pensare agli interessi del Paese. Al momento si è deciso di respingere gli inviti ad accelerare. Per questo motivo la direzione non si è tenuta il 30 aprile. Eppure il tentativo in atto è quello di non spaccare il partito. Ci sta lavorando Delrio che ritiene sbagliato il solo ipotizzare una divisione interna su una decisione così importante e punta sulla consultazione degli iscritti.
I PONTIERI
Ci stanno provando altri mediatori come Guerini e Rosato ma dicono i renziani l'unità potrà essere salvaguardata solo se torniamo sulle posizioni assunte dopo il 4 marzo. Ovvero il governo spetta ai vincitori, il Pd può entrare in gioco solo di fronte all'eventualità di una chiamata alle armi del Capo dello Stato. Tuttavia anche l'ipotesi di dire sì ad un esecutivo del presidente è diventata impraticabile se non ci sarà il consenso di tutti. «Un governo simile già c'è ed è presieduto da Gentiloni. Come ha fatto il Def può fare all'occorrenza anche la legge di stabilità», viene fatto osservare. Di fatto però l'auspicio è che si chiuda la finestra del voto anticipato a giugno.
Renzi ai fedelissimi ripete di non aver paura delle urne, ma la preoccupazione di un ulteriore ridimensionamento del Pd in caso di elezioni in tempi brevi c'è in tutto il partito. Da qui l'intenzione dei renziani di accelerare sui tempi del congresso, lasciando a Orfini il ruolo di traghettatore e - eventualmente - di referente per la compilazione delle liste. L'ex premier però non ha ancora deciso se fare un accordo con Martina o dare il via libera ad una nuova fase. Un suo candidato ci sarà ma il senatore di Scandicci attenderà l'esito della partita sul governo.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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