Quel canale, una tomba Troppi punti a rischio

Martedì 23 Ottobre 2018
L'ALLARME
MESTRE No, non c'è solo il Pertini. I rischi degli argini dello scolmatore vanno anche oltre il rione della Bissuola dove venerdì è annegato il bimbo di 5 anni e, negli anni passati, altre tre persone. E i morti, purtroppo, si contano anche più all'interno, come nella zona di via Ca' Solaro, oppure verso la gronda, vicino al Villaggio Laguna di Campalto. Una lunga scia di tragedie che non può che confermare la pericolosità di un canale con gli argini in cemento «che sembrano una tomba, dove se cadi sei morto», come sottolinea don Natalino Bonazza, parroco di viale San Marco e del Rione Pertini, nato e cresciuto alla Bissuola.
SEGNALI DI PERICOLO
Sono comparsi ieri mattina, nel posto dove è morto il piccolo e poco più avanti. Divieto di accesso al personale non autorizzato - Pericolo di caduta: dei cartelli su pali in legno, preparati in fretta e furia e installati dell'Istituzione Bosco e grandi parchi sul lato del canale privo di recinzione. Poco, ma è già qualcosa. La competenza dello scolmatore è però del Consorzio di bonifica Acque Risorgive e, questa mattina, presidente, direttore e tecnici si incontreranno per valutare se e come è possibile mettere in sicurezza il canale. Un canale che scorre, entra sottoterra poi si rivede e così via, sempre con quegli argini perpendicolari dai quali è impossibile risalire se non con qualche scaletta installata qua e là, ma quasi invisibile. Oltre ai quattro morti vicino al Pertini (due nel 1987, uno nel 2014 e l'ultimo venerdì scorso), in un tratto del canale che passa tra via Ca' Solaro e via Tarcento 14 anni fa perse la vita un 76enne ex operaio a Porto Marghera mentre stava tagliando l'erba sul piccolo argine. Un malore, si disse. Di certo, se anche si fosse ripreso, non sarebbe riuscito a riemergere dall'acqua.
DUE MORTI A CAMPALTO
Andando verso la laguna e prima di arrivare al Pertini, lo scolmatore costeggia via Bissagola. Qui c'è almeno un guardrail, ma di quelli bassi anche su una curva praticamente a gomito. Nel 2014 il 20enne Omar Stefani ci finì contro con la sua moto. Il Kawasaki si fermò sul guardrail, ma lui finì nel canale. Non venne disposta l'autopsia, ma apparve subito probabile che il ragazzo morì per annegamento.
Passato il rione Pertini, lo scolmatore piega verso il Villaggio Laguna di Campalto, finisce interrato e poi torna su tra via Bagaron e via Sabbadino. Qui, nel 2007, venne trovato privo di vita Franco Maretto, un 48enne residente in zona, uscito per una passeggiata e mai più rientrato a casa. Anche in questo caso venne ipotizzato un malore, ma anche lì lo scolmatore presenta le stesse caratteristiche: argini a picco e in cemento. Gabriele Scaramuzza, presidente della Municipalità di allora, chiese al Consorzio di bonifica Dese-Sile la messa in sicurezza della zona, installando delle recinzioni almeno nei punti più a rischio. Non successe nulla. Infine, ancora qui, nel settembre di tre anni fa, trovò la morte un 42enne avvistato a pancia in giù riverso nell'acqua da un dipendente di Veritas che diede l'allarme.
Fulvio Fenzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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