«Quanto vale essere oggi eroi? 1500 euro, la nostra busta paga»

Giovedì 2 Aprile 2020
IL CASO
BELLUNO Quanto vale il lavoro di quelli che in questi giorni di emergenza abbiamo chiamato ripetutamente eroi? Un mese di lavoro, senza interruzioni anche per una settimana intera, giornate anche da 13 ore, 4 riposi, e il timore di incorrere nel virus? 1500 euro. Un mese di lavoro di un infermiere vale 1500 euro. Se c'è anche anzianitá si arriva a prendere 100-200 euro in più, ma da quel dato non ci si discosta molto. In aggiunta poi ci sono 100 euro lordi, un bonus messo in campo dal governo. La paga è arrivata il 27 di marzo ai professionisti dell'Usl 1 Dolomiti e dopo le settimane in prima linea per il coronavirus non ripaga sicuramente dei sacrifici e del lavoro svolto con senso di responsabilità. E la beffa ulteriore è per gli infermieri del pronto soccorso, davvero in prima linea: escono per soccorrere pazienti dei quali non è nota la positivitá o meno e operano anche nelle aree Covid del San Martino. Anzi è proprio il caso di dire che il covid hospital è stato possibile anche grazie al personale infermieristico del pronto soccorso e di altri reparti che saltando ferie e riposi, garantiscono due servizi. Ma questi infermieri non hanno diritto nemmeno all'indennitá che percepisco i loro colleghi di Malattie infettive e Terapia intensiva (previsto per il lavoro con pazienti a rischio). Eppure quelli stessi pazienti vengono curati da tutti gli infermieri, in questo periodo. «Ogni reparto ha un'area covid spiega il presidente dell'ordine degli infermieri bellunesi, Luigi Pais Dei Mori - ogni reparto è stato completamente destrutturato rispetto al nostro modo di pensare. Questo per necessità nell'emergenza, dal punto di vista contrattuale però non è stata estesa l'indennitá». «Questa storia degli eroi prosegue Dei Mori è un pochino stucchevole: siamo le stesse persone che finivano sui giornali perché erano picchiati e insultati e che hanno sempre dato alla sanitá tutto quello che potevano dare. Ma siamo sempre gli stessi. Il sistema sanitario nazionale è la vera spina dorsale del paese e la differenza è che adesso siamo più visibili. In una fase emergenziale come questa diventa evidente, ciò che noi abbiamo sostenuto e manifestato nelle varie sedi istituzionali da tempo: ovvero che il numero di professionisti non sono sufficienti, ma che per logiche di razionalizzazione, non si è mai cambiato nulla». Infine l'ulteriore beffa: agli infermieri del pronto soccorso non è mai stato fatto un tampone a tappeto e chi è venuto a contatto con un positivo, a differenza di altri lavoratori, se negativo deve comunque tornare in servizio.
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