«Prevenzione e cure fanno la differenza»

Martedì 20 Febbraio 2018
LA RICERCATRICE
PADOVA Da una parte più attenti all'alimentazione, più magri, più informati, maggiormente disposti a sottoporsi a screening preventivi, più propensi a compiere attività fisica. Dall'altra servizi socio-sanitari migliori. È nel mix di cultura di chi pone domande di salute e nella bontà delle strutture ospedaliere e territoriali che erogano risposte assistenziali, che va ricercato l'elisir di lunga vita a Nordest. Se da queste parti si vive più a lungo, i motivi ci sono.
GLI ESEMPI
Prendiamo per esempio le malattie oncologiche e la frattura del femore: ogni giorno nel Veneto viene formulata una diagnosi di neoplasia a 86 persone, per un totale di 31.400 all'anno che si vanno ad aggiungere alle oltre 280mila che una diagnosi di questo tipo l'hanno già ricevuta (dati desunti da I numeri del cancro in Italia, anno 2016). Stando ai dati del Pne (Piano nazionale esiti, 2015), ogni anno in Veneto si registrano circa 8mila ricoveri per frattura prossimale del femore che causano oltre 300 decessi. «Da noi le diagnosi di neoplasia sono più precoci rispetto ad altre zone d'Italia e sappiamo bene - commenta Stefania Maggi, dirigente di ricerca del Cnr, Istituto di Neuroscienze di Padova - sezione invecchiamento - come l'agire prima sia un'arma potentissima per salvare vite e avere profili di cura più adeguati. Se analizziamo poi una delle patologie che portano più sovente gli anziani a disabilità e morte, parlo della frattura del femore, confrontando i dati tra Veneto e Calabria rileviamo come da noi ormai gli standard siamo molto alti, addirittura a livello europeo. Cioè operiamo la maggior parte dei pazienti entro le 48 ore, mentre altrove, penso al sud Italia, aspettano anche cinque, sei giorni, e questo ha un impatto sicuramente sia sulla disabilità che sulla mortalità».
Insomma, la geografia fa la differenza. «Abbiamo un'Italia con un sistema sanitario nazionale ma poi sono le Regioni che lo gestiscono. La volontà che c'è stata in Veneto sul profilo di cura delle fratture del femore, solo per fare uno dei tanti esempi, ha portato a esiti molto positivi. Penso poi al livello socio-economico - continua la dottoressa Maggio - e culturale delle persone, fondamentale per garantire un invecchiamento di successo proprio perché lo stile di vita è un alleato sostanziale degli anni che passano. E poi chi è più colto e più benestante ha accesso a una dieta più adeguata, più ricca di frutta e verdura, in generale più varia, ha più informazioni sul ruolo dell'attività fisica, che è altro pilastro dell'invecchiamento in salute».
LO STILE DI VITA
Uno stile di vita più appropriato ma anche la sensibilità agli screening, alle visite regolari per una diagnosi precoce, questo vale anche sul fronte delle malattie cardiovascolari. E poi al Nord ci sono livelli di obesità molto inferiori rispetto al sud. Nonostante la dieta mediterranea sia nata nelle regioni meridionali, adesso vediamo a tutte le età, dai bambini agli anziani, livelli di obesità molto più elevati al sud proprio perché là ci si è allontanati dalla dieta mediterranea e si fa minore attività fisica, mentre al nord questa pratica è molto più diffusa.
«Ovviamente anche i servizi sanitari fanno la differenza, come si vede e si legge regolarmente: noi godiamo - conclude la referente del Cnr - di una Regione che garantisce un accesso facilitato a servizi di altissimo livello».
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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