Pietro Querini, il nobile sulla rotta nordica del baccalà

Domenica 9 Agosto 2020
Fu signore, nell'allora isola di Candia (come i veneziani chiamavano Creta), dei feudi di Castel di Temini e Dafnes, celebri per la produzione di vini di Malvasia che commerciava coi mercati nord europei, prediligendo le Fiandre. Soprattutto, Pietro Querini fu lo scopritore, in maniera rocambolesca e casuale, di uno dei cibi prediletti dai veneziani, il baccalà, nel quale si imbatté a seguito di un rovinoso naufragio avvenuto nell'inverno del 1431, che da allora in poi introdotto a Venezia entrò nelle dispense della Serenissima per non uscirne mai più. All'epoca molti tra i Querini, una delle famiglie più antiche e prestigiose di Venezia, si erano trasferiti nei domini da mar, essendosi la loro famiglia macchiata poco più di un secolo prima della congiura ordita nel 1310 da Bajamonte Tiepolo contro il doge Pietro Gradenigo. Esclusi per sempre dal dogado, avevano dovuto anche mutare il loro scudo inquartato d'argento e di rosso. Il 25 aprile 1431 la nave comandata da Querini salpò dunque da Creta con sessantotto marinai a bordo, stipata di vino, spezie, cotone, cera, allume di rocca e altre mercanzie di valore, diretta verso i mari del Nord. Superato il capo di Finisterre, a metà settembre, l'imbarcazione fu colpita da violentissime tempeste che la trascinarono verso nord, spezzandone l'alberatura e il timone.
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