Pascal e la sua passione per il Grappa «Ci andavano a camminare assieme»

Sabato 30 Dicembre 2017
Pascal e la sua passione per il Grappa «Ci andavano a camminare assieme»
LA MADRE
CORNUDA Un luogo quasi perfetto per buttarci qualche cosa che non si vuole far trovare. A patto di conoscerlo. E chi è sempre stato di casa su quel versante del Grappa, i sentieri tra i boschi di Povo, Semonzo, Spezzamonte fin su in cima era Pascal Albanese. Sono i luoghi della Prima Guerra mondiale, da Valle della Giara fino al Sacrario, dove è ancora possibile trovare quei reperti della Grande Guerra di cui era un appassionato il 50enne compagno di Sofiya Melnik. Lo conferma la mamma di Pascal, Eliane, che ricorda l'interesse del figlio per la storia e in particolare per quella dei luoghi delle montagne venete teatro di tante battaglie. «A casa aveva dei cimeli - spiega la madre di Pascal - alcuni li avevi raccolti lui proprio tra quei boschi in cui andava spesso a passeggiare. Anche solo per piacere, spesso, anzi quasi sempre proprio accompagnato da Sofiya». Sempre insieme, racconta Eliane, anche sui boschi del Grappa che salgono in quota da Romano d'Ezzellino, sentieri da prendere proprio lungo la strada in cui, sotto uno dei primi tornanti, c'è quel dirupo, quel declivio scosceso alto almeno una decina di metri. Sotto, in mezzo alle sterpaglie c'è una vera e propria discarica a cielo aperto. Nei giorni caldi d'estate la puzza si sente a svariate centinaia di metri di distanza.
LA DISCARICA
Quello è un declivio in cui non passeggia nessuno: troppa sporcizia, troppi vetri rotti a terra, i cacciatori si tengono a distanza dalla zona per non rischiare di ferire i cani. Bisogna conoscere i posti per sapere che proprio in quel punto c'è la fossa di spazzatura. E bisogna frequentare i luoghi, parlare con chi abita nei dintorni, per essere sicuri che le foto trappole collocate qualche tempo fa dal comune di Romano d'Ezzellino non funzionano. Anzi, sono proprie state tolte. Le avevano chieste a gran voce i residenti della zona, i cacciatori e gli escursionisti, quasi un ultimo tentativo di beccare gli scaricatori di monnezza, far fioccare le multe, fermare lo scempio di quel pezzo di bosco. Ma non hanno mai funzionato. Come conferma la madre, Pascal quei prati e quella parte di foresta la conosceva bene. Ci organizzava passeggiate con gli amici, percorreva la salita e affrontava quei tornanti per arrivare in quota dove ancora si trovano, scavando, reperti risalenti a dopo la disfatta di Caporetto. Luoghi che visitava insieme a Sofiya: «Erano sempre insieme, facevano tutte insieme - è il ricordo che ritorna di Eliande - anche le passeggiate tra i boschi». Di sicuro chi ha gettato Sofiya da quel dirupo, in cui è rotolata probabilmente stordita dalle botte ma ancora viva, sapeva quello che faceva. Avrebbe potuto salire un paio di chilometri e scaraventarla da uno strapiombo che si apre a fianco della strada poco sopra, un salto di centinaia di metri su una zona in cui è quasi impossibile arrivare a piedi se non prendendo sentieri impegnativi che praticano solo i cacciatori. Appunto, i cacciatori, gente che gira per i boschi con i cani. Cani che invece vengono tenuti lontani dalla cloaca a cielo aperto sotto il secondo tornante.
de.bar.
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