Orari ridotti, i locali studiano l'antidoto: aprire anche a pranzo

Lunedì 19 Ottobre 2020
Orari ridotti, i locali studiano l'antidoto: aprire anche a pranzo
BAR E LOCALI
VENEZIA L'ipotesi di un'ulteriore stretta nelle misure di contenimento del virus, che si è alimentata per tutta la giornata - fino all'annuncio di ieri sera da parte del Governo, con un provvedimento di compromesso che mantiene l'orario di chiusura alle 24 ma impone di interrompere il servizio al banco alle 18 - rimette sull'attenti gli esercenti della movida veneziana.
L'onere di rassicurare le attività più esposte e penalizzate dalla normativa spetta in Veneto al governatore Luca Zaia, alla ricerca di una quadra che equilibri disposizioni nazionali e timori di chi, in una regione votata al turismo, gestisce numerosi bar, locali e ristoranti. E intanto a Venezia chi apparecchia i coperti tra calli e campielli non perde però lo spirito d'iniziativa.
L'IDEA NUOVA
«Stiamo pensando di aprire anche all'ora di pranzo, se non tutta la settimana almeno durante il week end», racconta Angela, giovane dipendente dell'eno-ostaria Al Timon, un luogo di ritrovo ormai quasi istituzionale nella Fondamenta dei Ormesini a Cannaregio. La saracinesca del bacaro si solleva da sempre alle 18. La proposta di coprifuoco nazionale rischiava però di disdire di fatto l'appuntamento all'ora del tramonto degli habitué di uno dei luoghi più scenografici della città lagunare.
Tutti gli ambienti legati alla ristorazione - che a Venezia gremiscono la Fondamenta della Misericordia e raccontano la tradizionale vivacità di tutti e sei i sestieri del capoluogo - hanno paura che prima o poi arrivi l'ordine di chiudere i battenti in anticipo rispetto al normale orario di chiusura serale. «Dopo le sei di sera - continua Angela - potremo servire cibi e bevande soltanto a tavola. Praticamente solo all'interno del ristorante, visto il freddo che già inizia ad arrivare quando cala il sole». Tolto il plateatico, se non per i più temprati alle basse temperature, i posti a sedere diminuiscono ancora una volta.
AI FRARI
La stessa problematica emerge dalle parole del bartender de Il Mercante, punto di riferimento per i cultori del cocktail dopocena ai piedi del ponte dei Frari. «Se non si libera qualche tavolino non possiamo servire i clienti al banco senza rischiare assembramenti», spiega il ragazzo da dietro al bancone. L'ambiente intimo del civico 2564 di San Polo infatti non lo concede. «Nemmeno possiamo farli sostare in piedi, fuori dalla porta d'ingresso», a degustare il loro drink come succedeva fino a poche settimane fa, quando all'ultimo minuto si poteva decidere di bere il bicchiere della staffa e fare do ciacole al lume di candela avvicinandosi al tavolo a fianco.
Di certo i luoghi di aggregazione che orbitano attorno al mondo dell'eno-gastronomia non sono gli unici a tendere con preoccupazione le orecchie sul tema della legislazione sulla sicurezza anti Covid-19.
È innegabile che il Veneto e Venezia si debbano preparare a un corpo a corpo particolarmente intenso per individuare una chiave di volta e fronteggiare il problema. Sfruttare i raggi di luce che l'acqua dei canali riflette a mezzogiorno e giocare così d'anticipo rivisitando l'agenda delle prenotazioni potrebbe rivelarsi un'ottima soluzione. Una Venezia diurna, con l'indice del barometro dalla sua e la certezza che i masegni delle calli restino asciutti, potrebbe infatti far riscoprire il piacere della pausa pranzo vista acqua a visitatori e locali. Anche lì dove le imposte solitamente si aprivamo al crepuscolo.
Costanza Francesconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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