Operazione fotocopia per la bomba gemella

Lunedì 26 Ottobre 2020
L'OPERAZIONE
VENEZIA Gemello l'ordigno, fotocopia l'operazione. Il Bomba day di ieri non poteva che seguire fedelmente il copione di quello di nove mesi fa. Questa volta, però, la città ha vissuto in modo decisamente diverso questo momento che, il 2 febbraio, aveva catalizzato l'attenzione di tutti. Assorbito e archiviato come spesso si fa per un'esperienza già vissuta di recente, il piano per far brillare un'arma bellica inesplosa, farcita di 130 chili di tritolo, ha avuto un impatto sulla popolazione decisamente più blando rispetto al precedente. Non è passato nemmeno un anno, ma sembra un'eternità: forse anche perché quel giorno d'inverno, pur per qualche settimana appena, appartiene all'epoca pre covid.
Ma veniamo alle analogie: 500 libbre di peso, stesso esplosivo, stessa capacità distruttiva. E non è un caso: stando alla matrice, infatti, gli artificieri dell'esercito sono riusciti a risalire alla genesi di quella missione americana del 45. La bomba di ieri era, appunto, sorella di quella rinvenuta a porto Marghera e fatta brillare il 2 febbraio: figlie della stessa operazione, dello stesso bombardamento, con ogni probabilità sono state sganciate dallo stesso aereo. E come loro ce ne sono molte altre, secondo la ricostruzione degli esperti. Stando infatti alle statistiche del Cocim (Cooperazione civile e militare) nei raid bellici della seconda guerra mondiale tra Mestre e Marghera non è esplosa una bomba su dieci. Basti pensare alle operazioni effettuate nell'ultimo biennio: nell'area metropolitana di Venezia sono state fatte brillare oltre 100 bombe: 47 nel 2019, 55 nel 2018.
LA GIORNATA
Le operazioni sono iniziate alle 6 del mattino, quando sono state fatte evacuare le circa 600 persona residenti nell'area rossa. Questa volta, rispetto a nove mesi fa, l'area di gittata della bomba era stato ridotto a 468 metri (rispetto ai 1.800). Questo grazie a un nuovo sistema (utilizzato per la prima volta) di messa in sicurezza dell'ordigno: una gabbia di esco bastion in sabbia che, in caso di esplosione, permette di ridurre al minimo la diffusione di schegge. La bomba, rinvenuta il 18 settembre nel cantiere di Ca' Foscari, in via Torino, in cui si sta realizzando l'allargamento del campus, è un residuato bellico americano modello AN M64 General Purpose (generalmente utilizzata per distruggere obiettivi come infrastrutture e depositi). Tutte le forze dell'ordine sono state impiegate nella prima fase delle operazioni tra pattuglie anti sciacallaggio, sgombero e regolazione del traffico. Alle 6.30 è scattato il divieto di circolazione nell'area di sicurezza, treni compresi. Le case interessate sono state liberate tutte entro le 7.45: a quel punto sono partite le attività di disinnesco. Con un macchinario a trazione elastica, gli artificieri dell'8. reggimento guastatori paracadutisti Folgore di Legnago hanno liberato l'ordigno dalle due spolette (anteriore e posteriore).
Ultimata questa fase, alle 8.40, la bomba è stata trasportata in sicurezza su un mezzo dell'esercito al terminal Rinfuse, dove è stato affidato agli uomini del gruppo operativo subacquei nucleo Sdai di Ancona della Marina Militare e scortato dalla Guardia Costiera, per essere poi rimorchiato fino a 3 miglia al largo di Malamocco. Alle 10.35, neutralizzate le due spolette, si è chiusa la fase di emergenza ed è stata riaperta la circolazione. Alle 15.20, la bomba è stata fatta brillare in mare. «Un grazie anche a tutti i cittadini, sia quelli sfollati sia quelli che hanno subito qualche disagio - ha commentato al termine delle operazioni il sindaco Luigi Brugnaro - perché hanno dimostrato piena collaborazione. Ancora una volta, Venezia ha saputo giocare di squadra, dimostrando grande unità».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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