«Noi, senza Mose, in ammollo a quota 105»

Domenica 18 Ottobre 2020
«Noi, senza Mose, in ammollo a quota 105»
ACQUA ALTA
VENEZIA Un paradosso, eppure un dato di fatto che nell'ultimo periodo sta diventando realtà. Le alte maree eccezionali che senza Mose arriverebbero ad inondare buona parte del centro storico, creando disagi più o meno gravi a cittadini e commercianti, oggi fanno meno paura. D'altronde, se dai 130 cm in su le paratoie mobili sono finora sempre state sollevate, tenendo Venezia all'asciutto, è pur vero che al di sotto di questa quota il problema dell'acqua alta persiste. Arrivando a sommergere una percentuale anche consistente della città: il 5% in caso di un metro, dal 12 al 28% dai 110 ai 120 cm d'altezza. Insomma, forse suona strano, ma è come se i veneziani fossero arrivati a sperare che la marea sia un po' più alta.
Alta abbastanza per risparmiarsi gli stivali perché tanto c'è il Mose a fare la sua parte. Alta abbastanza per evitare di montare le paratie nelle botteghe o di azionare le pompe. Il Mose è un alleato prezioso, certo, sul quale però non possono essere riposte tutte le speranze. Basti pensare a ieri mattina, quando in centro storico l'acqua ha raggiunto i 105 cm, allagando le zone più basse. Ossia quella parte di Venezia che con le criticità legate all'alta marea deve continuare a fare i conti anche con misure meno invasive e preoccupanti rispetto a quelle del novembre e dicembre scorsi.
FONDAMENTA CANNAREGIO
Un caso su tutti, fondamenta Cannaregio, dove da vent'anni lavorano gli edicolanti Alvise Ballarin e Massimo Bonacin. Un'attività, la loro, iniziata in un negozietto a pochi passi dal ponte delle Guglie, dove sono rimasti finché il fondo è stato venduto. E da dodici anni portata avanti all'interno di un chiosco che ha richiesto un investimento consistente ormai divenuto punto di riferimento per gli abitanti della zona. Ieri, attorno all'edicola Alle Guglie c'erano una quindicina di centimetri d'acqua, rimasta fino alle 13.30: basti pensare che la fondamenta inizia ad essere lambita già con 95 cm, causando non pochi disagi a chi vi abita e lavora. «A partire da questa misura la gente non passa, con conseguente calo della clientela. Quando sentono le sirene, soprattutto gli anziani non si fidano a muoversi. Dunque il problema noi lo abbiamo a prescindere dal Mose», dichiara Bonacin, esasperato da una situazione che sta diventando pesante. E che auspica di poter presto risolvere così: trasferendo l'edicola poco distante, in un punto più alto di circa 30 cm, adiacente al ponte delle Guglie, lato Rio Terà. Dove al momento ci sono solo dei cestini dell'immondizia. L'esigenza è nata dopo la notte dei 187 cm, quando il chiosco poi rimesso in asse dai vigili del fuoco per poco non finiva in canale se non fosse stato per la prontezza d'azione dei due titolari.
LA PROTESTA
«Alla fine del 2019 abbiamo chiesto alla Soprintendenza di poterci spostare in un'area che non mi pare essere d'intralcio. Ma una risposta ufficiale non è ancora arrivata, nonostante ci sia collaborazione da parte dell'amministrazione comunale. Alvise ed io siamo nati, viviamo e lavoriamo in questa città, senza considerare che la nostra è ormai una delle poche edicole in mano a veneziani. Eppure non ci sentiamo tutelati. Anzi, sembra ci mettano i bastoni fra le ruote, quando il nostro è un servizio serio, di continuità, che offriamo ai cittadini», aggiunge, sottolineando come ci sia rabbia verso quegli abusivi che a volte girano in zona indisturbati, con stivali da vendere ai passanti, a fronte di chi è ligio alle regole. «Siamo stufi e a questo punto lancio una provocazione: se non arriveremo ad una soluzione che ci permetta di lavorare serenamente, venderemo tutto agli stranieri».
Marta Gasparon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci