Mose, accordo per la distribuzione dei 538 milioni per finire l'opera

Sabato 29 Maggio 2021
Mose, accordo per la distribuzione dei 538 milioni per finire l'opera
L'INTERVISTA
VENEZIA L'8 giugno il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, l'ex Cipe) con tutta probabilità sbloccherà 538 milioni da destinare al Mose, Piano Europa e salvaguardia della laguna. A stabilirlo è stato il pre-Cipess, tenutosi ieri, che anticipa le decisioni che si prenderanno al comitato. Il via libera al finanziamento con 538.421.225 euro prevede la ridistribuzione di circa 200 milioni a Piano Europa e salvaguardia della laguna, mentre la somma restante sarà destinata al completamento del Mose. Un successo a cui ha contribuito Nicola Pellicani, parlamentare del Pd, che commenta: «È un giusto equilibrio per guardare con ottimismo alla conclusione degli interventi. La delibera del pre-Cipess mette le basi per un nuovo inizio».
«GESTIONE FALLIMENTARE»
Il Mose, costato 5 miliardi e 493 milioni di euro, potrà contare su un altro margine per esser concluso. Oltre alla delibera, dovrebbero essere poi messi a disposizione 40 milioni per le manutenzioni e altri 100 per l'avviamento. I rischi però riguardano il pregresso, dato che manca poco al 10 giugno, termine in cui si dovrà risolvere la crisi che riguarda il Consorzio Venezia Nuova: «In gioco c'è il futuro di centinaia di lavoratori e il blocco del cantiere, che prosegue da mesi - ammonisce il deputato dem -. Paradossalmente, adesso che si sbloccano i fondi, c'è il rischio che non si possa finire l'opera a causa della gestione fallimentare commissariale». Il riferimento di Pellicani è al piano di ristrutturazione del debito che prevede che le aziende rinuncino al 70% dei crediti, come ha stabilito il liquidatore. Infatti, la parte di fondi che sarà stanziata dal Cipess non potrà coprire le spese pregresse: «Si tratta di un piano lacrime e sangue, che, per come è presentato, è irricevibile per le aziende». Il deputato del Pd indica però anche una soluzione al problema: «Le condizioni per ricomporre ci sono e sono fiducioso. Da una parte il Provveditorato alle opere pubbliche e dall'altra il liquidatore si mettano attorno a tavolo. Gran parte dei debiti del Consorzio (130 su circa 200 milioni) sono nei confronti del Provveditorato, quest'ultimo dovrebbe rinunciare a una buona fetta. Mentre il Consorzio, che ha espresso molte riserve su contratti e avanzamenti, dovrebbe a sua volta rinunciare a una parte di queste osservazioni».
RIPARTENZA
E prosegue Pellicani: «Si deve trovare una soluzione che soddisfi le imprese, quindi i posti di lavoro, chiudendo tutti i conti con il passato per ripartire. Se si è arrivati fin qui è per la pessima gestione della stagione commissariale 2014-2020 che ci ha preceduti. Forse il Consorzio andava chiuso dopo lo scandalo, aprendo una nuova stagione». Da ultimo, una considerazione è sull'Autorità della laguna: «La Legge speciale dice che la salvaguardia di Venezia è preminente interesse nazionale e la finanzia da 50 anni. I temi sono tanti, non si può procedere a strati, servirebbe un tavolo per Venezia dove affrontare i punti all'ordine del giorno, ma è fondamentale che l'organo sia un'emanazione dello Stato». In linea il commento di Sara Moretto (Italia Viva): «Serve uno scatto d'orgoglio per superare questo stallo imbarazzante e portare a compimento un'opera che difende la città più bella al mondo».
T.Bor.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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