Moraglia: «Venezia non diventi Disneyland»

Domenica 21 Luglio 2019
L'INTERVENTO
VENEZIA Poco più di sei minuti di discorso. Politico e deciso. Forte nelle parole e calmo nei toni. Una sorta di richiamo alla politica e a Venezia - «che non deve diventare una sorta di Disneyland» - pronunciato mentre il ponte votivo dalle Zattere alla chiesa del Redentore si animava e si riempiva di persone. Le stesse persone, veneziani e fedeli, che avrebbero poi interrotto con degli applausi il patriarca Francesco Moraglia mentre con il suo discorso toccava il tema delle grandi navi. Una presa di posizione precisa quella di Moraglia, che alle 19 aveva benedetto il ponte votivo alla presenza del sindaco Luigi Brugnaro della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Perché le parole di monsignor Moraglia hanno toccato i temi scottanti della città d'acqua. Schierando la chiesa di San Marco a difesa della sua città.
Con il suo saluto, infatti, Moraglia ha toccato ogni tasto dolente del dibattito veneziano.
Non solo grandi navi, quindi, ma anche residenzialità («Quando si dice che a Venezia ci sono pochi bambini e che i giovani si sposano, quando si sposano, e vanno ad abitare altrove, siamo di fronte a notizie preoccupanti per il presente e il futuro della nostra città») e tutela. Anzi, difesa: «Nessuno vuole che Venezia diventi una sorta di Disneyland a cielo aperto; adoperiamoci perché questo non avvenga. Bisogna, allora, rispettare le sue fondamenta, i campi, i campielli, le calli, piazza San Marco», sono state le parole del patriarca.
GRANDI NAVI
È in chiusura che le parole di Moraglia danno la sferzata più dura, diretta anche al ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli. «Non posso non sottoporre, con fiducia, all'attenzione di chi ha facoltà di decidere, i due recenti gravissimi scampati pericoli susseguitisi, nel breve volgere di 40 giorni (qui l'applauso, ndr), proprio intorno a queste acque e ringrazio il Signore perché non si sono trasformati in irreparabili tragedie anche se molto, anzi, troppo si è rischiato», ha detto Moraglia riferendosi all'impatto della Msc Opera contro un battello fluviale a San Basilio, il 2 giugno, e alla Costa Deliziosa, in balia di una burrasca il 7 luglio, davanti a riva Sette Martiri.
«Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata - ha continuato Moraglia, citando lo storico latino Tito Livio e riferendosi al balletto in scena a Roma tra annunci e studi di fattibilità - Mi auguro che Venezia sappia riscoprirsi sempre più spazio di vita vivibile per i suoi abitanti, iniziando dai bambini e dagli anziani, spazio di crescita di una comunità reale che abita e sente suo un territorio veramente unico e, per questo, lo vuole difendere con l'intelligenza e il cuore.
Venezia più che mai ha bisogno di pensarsi e progettarsi a misura ancora più umana delle altre città, proprio perché è bene di tutti, in cui tutti devono potersi ritrovare: i veneziani e i sempre graditi visitatori».
«VENEZIA NON È DISNEYLAND»
Deciso, fin dall'inizio, in un passaggio Moraglia ha demonizzato il rischio di vedere la città diventare «una sorta di Disneyland a cielo aperto». Una Venezia che «deve essere sempre conscia della sua unicità: tutte le città del mondo sono belle, ma Venezia ha una sua tipicità che la rende unica anche nella sua estrema fragilità. Il rispetto è la prima declinazione dell'amore; amiamo la nostra città se la rispettiamo e se non la sovraccarichiamo di eventi e di flussi di visitatori. Certo, la città deve essere aperta perché è bene dell'umanità, ma non può essere aperta a tutto e diventare spazio di conquista di nessuno.
La città deve quindi fare i conti con le sue dimensioni, risorse e limiti; deve essere capace di progettarsi con ottimismo, sapendo osare, con intelligenza ma riconoscendo sempre la sua strutturale fragilità». E guardare al futuro e futuro rima con la lotta allo spopolamento, male endemico di Venezia. «La nostra città ha bisogno, come ogni città e ancor più di altre, di riscoprire l'alleanza tra le generazioni». Così il ponte votivo inaugurato ieri deve rappresentare, per il patriarca, «l'alleanza tra le generazioni per il bene di una città che deve oggi pensare, senza tergiversare, il suo futuro» evitando fughe di giovani coppie e di bambini.
IL SINDACO E LA PRESIDENTE
A tagliare il nastro, tra Moraglia e Brugnaro, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Il ponte votivo è il simbolo di una comunità che fa della speranza e dell'apertura il suo fondamento - ha detto Casellati - Un popolo che ha saputo combattere nelle difficoltà. Grazie per avermi resa partecipe di questa testimonianza di fede: un esempio da cui tutti dovremmo trarre insegnamento. Qui siamo al centro del mondo e della bellezza».
La tenacia di Venezia torna anche nelle parole del sindaco Brugnaro: «Con voi qui presenti stiamo dimostrando al mondo intero che Venezia è una città viva, rispettosa delle diverse culture che la animano, ma altrettanto fortemente radicata nelle proprie tradizioni cristiane. Venezia rinnova così, di anno in anno, il proprio inno alla speranza e alla fiducia nel domani. Tutti dovremmo trovare dentro noi stessi quello spirito resiliente che ha sempre animato la nostra Venezia. Vogliamo una Venezia capace di salvaguardare se stessa ma, al tempo stesso, in grado di competere con le altri grandi città del mondo».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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