Menon: «Hanno paura di Salvini, per questo i leghisti non mollano»

Mercoledì 20 Febbraio 2019
Menon: «Hanno paura di Salvini, per questo i leghisti non mollano»
LE OPPOSIZIONI
ROVIGO «Perché Bergamin non ha ancora fatto le valigie?» è la domanda ironica di Silvia Menon, dell'omonima lista civica. «Se lo staranno chiedendo molti rodigini continua la capogruppo che ormai hanno capito che il sindaco non ha più la fiducia del Consiglio e nemmeno quella della sua maggioranza».
LISTA MENON
L'opposizione è davvero arrabbiata in questo periodo, perché chiede alla maggioranza che, dopo settimane di annunci di fortissimi mal di pancia, finalmente si dia una mossa a seguirli dal notaio. Il perché nessuno si decida a farlo, però, è sempre la Menon a spiegarlo: «I leghisti hanno paura di Salvini, mentre gli altri gruppi hanno paura degli elettori. È la fortuna di Bergamin: Paolo Avezzù e Forza Italia non vogliono le elezioni a maggio perché temono di sparire. Infatti la Lega se li mangerebbe in un sol boccone e allora menano il can per l'aia aspettando tempi migliori. Presenza Cristiana ha due consiglieri e un assessore solo grazie all'alleanza con la Lega, una condizione irripetibile. In maggioranza solo i leghisti vorrebbero le elezioni a maggio ma si domandano cosa fa di noi Salvini se mandiamo a casa Bergamin?.
LE SCADENZE
Quindi stanno tutti aspettando domenica 24 febbraio, perché dal giorno dopo, se il sindaco cade, si voterebbe comunque nel 2020. E in un anno, commissario oppure no, ne passa di acqua sotto i ponti. Ci vorrebbe qualcuno che con un briciolo di dignità personale decidesse di seguirci dal notaio, ma non lo fanno».
AREA DEM
Per il Partito Democratico è Tosca Malagugini a spiegare la sua opinione sul sindaco e quanto sta accadendo in questi giorni a Palazzo Nodari: «Quello di Bergamin è un accanimento terapeutico nei confronti di se stesso e un atto di cattiveria contro la città. Attraverso la sua scelta, infatti, non arriverà a fine mandato perché i vecchi e nuovi amici lo manderanno a casa prima, consegnerà la città a un commissario e nel frattempo continuerà a non fare nulla per migliorare la città. Il sindaco avrebbe dimostrato reale interesse per la città se avesse preso atto di non avere più nessuno al proprio fianco e avesse rassegnato le dimissioni consentendo a Rovigo di tornare al voto la prossima primavera».
GRUPPO BACHELET
Si accoda anche il gruppo politico Bachelet. Da sempre critico nei confronti di Bergamin, il gruppo rappresentato in aula, tra le fila del Pd, da Andrea Borgato, si chiede perché non scendano in piazza i rodigini indignati per questa situazione: «A guardare le vicende indecorose della crisi in comune di Rovigo a qualcuno verrebbe da dire a Bergamin, con una battuta: Adesso che c'è il reddito di cittadinanza, chiedilo e lascia perdere l'Amministrazione di Rovigo. È solo una battuta, ma viene spontanea leggendo le cronache e le liti a carattere familistico che contornano la vicenda della crisi in Comune. È evidente che il giudizio sull'operato del sindaco Bergamin è ampiamente negativo perfino fra i suoi della Lega. Di conseguenza la soluzione dovrebbe essere chiara: tutti a casa ed elezioni al più presto. Probabilmente di fronte allo spettacolo offerto in un'altra città i cittadini sarebbero in piazza con i cartelli a chiedere le dimissioni di sindaco e maggioranza e nuove elezioni».
LE FIRME DAL NOTAIO
La finestra temporale entro cui possono andare dal notaio i consiglieri interessati a comporre una formazione di 17 dimissionari, che comporterebbe l'immediato scioglimento dell'Amministrazione Bergamin, è ancora aperta. Finora sono 12 i consiglieri che hanno firmato: ne mancano ancora cinque e non è detto che tra oggi e sabato non possano davvero presentarsi alcuni tra i più esasperati de loro colleghi che vorrebbero fare di tutto per chiudere l'esperienza della prima Giunta a trazione leghista della storia di Rovigo.
A.Luc.
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