Marco Gervasoni

Per una curiosa concomitanza, probabilmente casuale, il

Martedì 22 Gennaio 2019
Marco Gervasoni

Per una curiosa concomitanza, probabilmente casuale, il giorno prima della firma del trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania e il giorno stesso dell'audizione dell'ex fido Alexandre Benalla per una questione di passaporti falsi usati proprio in Africa, Macron ha fatto richiamare la nostra ambasciatrice. Tra l'altro, non dal ministro degli Esteri, come prassi, ma da quella degli Affari Europei, irritata per le affermazioni di Di Maio contro la politica africana di Parigi che, attraverso il franco Cfa, la moneta in uso nelle ex colonie francesi, sfrutterebbe le sue ex colonie.
Prima di spiegare le ragioni che hanno spinto il governo francese a un tale gesto, diciamo che Di Maio ha ragione (o torto, secondo i detrattori) a metà. È vero, come sostengono molti uomini di Stato africani ed economisti, anche francesi, che il franco Cfa, creato nel 1939, quando i Paesi africani interessati erano ancora colonie francesi, avvantaggia gli importatori e le multinazionali d'Oltralpe. Le economie africane coinvolte, inoltre, crescono meno di altre di quell'area, invece dotate del pieno controllo della loro monete nazionali.
Più in generale, il dominio francese sulla valuta di quei Paesi (meno pressante tuttavia da quando c'è l'euro) è un mezzo che ha sempre permesso di controllare la politica interna di Stati che, solo con molta buona volontà, si possono definire democratici.
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