Marco Gervasoni
Oh Jeremy Corbyn cantano i militanti del Labour party, che ha

Lunedì 24 Settembre 2018
Marco Gervasoni
Oh Jeremy Corbyn cantano i militanti del Labour party, che ha aperto ieri il suo congresso a Liverpool, tributando un culto del capo ormai diffuso anche a sinistra. La posta in gioco è importante: decidere che fare sulla Brexit, cambiare il gruppo dirigente (emarginando ciò che resta del vecchio blairismo) e, magari, prepararsi alle elezioni che Theresa May, dopo essere stata politicamente malmenata a Salisburgo dalla Ue, è tentata di anticipare a novembre. Ma le eventuali elezioni ravvicinate potrebbero dire la verità sul Labour di Corbyn: contrariamente a quanto credono i suoi estimatori, è secondo noi un fenomeno sopravvalutato, una tigre di carta, per usare un linguaggio maoista tornato di moda nel Labour. Di fronte a un governo come quello di May che, come si dice oltre Manica, è in «office but non in power», cioè non decide nulla perché diviso su tutto, normalmente il Labour dovrebbe dettare l'agenda politica e svettare nei sondaggi. Al contrario, è da mesi in affanno e comunque dietro ai conservatori, mentre sull'agenda politica i laburisti non incidono perché impegnati a scannarsi tra loro. È vero che i Tories sono talmente frantumati da essere sull'orlo di una scissione - c'è chi si muove a raccogliere fondi per creare un nuovo partito Tory decisamente pro Brexit. Ma anche i laburisti si sfidano all'arma bianca tra loro.
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