Marcella, 106 anni e 5 figli in scia «Il suo segreto? Non si annoia mai»

Martedì 20 Febbraio 2018
Marcella, 106 anni e 5 figli in scia «Il suo segreto? Non si annoia mai»
Tra gli ultracentenari della provincia veneta, c'è Marcella Boldrini, padovana di Este, che il 29 novembre scorso ha compiuto 106 anni. Quando la chiamiamo per una chiacchierata sta aspettando la sua cena e quindi scambiamo qualche parola con il figlio Tino (Ernesto) Marchetti che, a 80 anni, è il secondogenito di Marcella.
Anzitutto, quanti fratelli siete?
«Siamo in cinque, Silvana, io, Franca, Erziano e Lucia. E siamo tutti e cinque vivi! Non diciamo le età, che magari le sorelle non sono d'accordo».
La longevità dunque è un dono di famiglia. Qual è il vostro segreto?
«Io non glielo so dire. Ma mia madre è una che non si annoia mai. Ama cucire, leggere e guardare la televisione. Qualche volta fa pure la pasta in casa: gli gnocchi sono la sua specialità».
Vuole dire che amava fare queste cose o che le fa ancora?
«Le fa ancora! Ha una buona vista e complessivamente gode di ottima salute».
È una signora attiva? Ha fatto molta ginnastica in vita sua?
«Attiva lo è di sicuro. E del resto con cinque figli, nipoti e pronipoti da accudire, il movimento non le è mancato mai».
Prima diceva che sua madre legge ancora. Cosa legge?
«I giornali principalmente. Le piace anche discutere delle notizie che la colpiscono di più. Ha una memoria pazzesca. Si figuri che spesso è lei a ricordare a noi figli i compleanni di questo o quel nipote!».
E la politica le interessa?
«Non quella di adesso. Ma nel 1946 faceva parte di un gruppo che raggiungeva tutte le case di Este per dire alle donne che potevano finalmente votare e per esortarle a farlo. Era molto attiva in parrocchia, era stata anche catechista al Pilastro, e per lei era molto importante che le donne potessero esprimersi anche in politica».
Quindi il prossimo 4 marzo andrà a votare?
«No, ormai dice di essere troppo vecchia. Ma sicuramente esorterebbe tutte a farlo. Lei comunque non esce più di casa, al massimo se ne sta in giardino».
Ci sono episodi del passato, di quelli che hanno fatto la storia, che le sono rimasti più impressi e che vi racconta ancora?
«Ha molti ricordi del periodo della Prima Guerra Mondiale, anche se era solo una bambina. Suo padre era un ferroviere e quindi a quell'epoca abitavano in una casa vicina alla ferrovia. Dopo la disfatta di Caporetto lei si ricorda dei soldati feriti che venivano spediti in treno nei vari ospedali del Nord Italia. I suoi occhi di bambina hanno registrato quelle scene terribili di giovani uomini mutilati».
Parla spesso del suo passato?
«Solo quando noi la interroghiamo a riguardo. Perché mia madre è una persona che sa vivere e apprezzare anche il presente».
Camilla Bovo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci