Malata? Era a cena con Putin La Muti deve risarcire il teatro

Venerdì 7 Luglio 2017
A Roma sfrattata con l'intera famiglia dall'appartamento affittato nella zona della Balduina. A Trieste condannata per gli spettacoli cancellati al Teatro Verdi di Pordenone per andare a una cena di beneficenza di Vladimir Putin. Per Ornella Muti, 62 anni, sono stati due giorni difficili. Ieri la Corte d'appello di Trieste ha mitigato la condanna inflitta in primo grado: gli 8 mesi e 600 euro di multa sono diventati 6 mesi e 500 euro di multa. L'imputazione di truffa aggravata è stata anche riqualificata in un tentativo, ma tutto il resto è stato confermato. Alla parte civile, l'Associazione teatro Pordenone rappresetata dagli avvocati Antonio e Bruno Malattia, sono stati riconosciuti 3.600 euro come spese di lite. E la sospensione condizionale della pena è stata subordinata al pagamento di una provvisionale di 30 mila euro al Teatro Verdi. Così ha deciso ieri sera il collegio presieduto dal giudice Pier Valerio Reinotti.
Ornella Muti era accusata di truffa aggravata e di aver indotto un medico di base a commettere un falso ideologico. Tutto nasce nel dicembre 2010. L'attrice portava in scena L'ebreo di Gianni Clementi: tre serate molto attese dal pubblico pordenonese. L'8 dicembre aveva recitato a Montegrotto, dove aveva ammesso di essersi ammalata perché i «camerini erano gelidi». L'indomani era a Gorizia, dove aveva recitato regolarmente. Il 9 dicembre, mentre al Verdi si montavano le scene, si dà malata. Le tre date vengono annullate sulla base di un certificato medico in cui si legge laringotracheite acuta con febbre, tosse e raucedine. Necessita di 5 giorni di riposo e di non far uso della voce. Dopo due giorni l'agenzia Reuters divulga le fotografie della cena di beneficenza in Russia per i bambini malati di cancro e ipovedenti. Al tavolo dello stesso Putin ci sono la star americana Kevin Costner e la Muti con un vestito rosso.
Secondo il Tribunale di Pordenone, che ha dichiarato la falsità del certificato medico, era tutto «preordinato». Il biglietto aereo era stato acquistato il 1° dicembre e il certificato medico era stato chiesto quando la Muti era già in volo verso San Pietroburgo. La sentenza di primo grado non aveva fatto sconti alla Muti. E il procuratore generale Carlo Maria Zampi ieri è stato ancora più duro sottolineando che «la peculiarità degli espedienti adottati per conseguire l'illecito profitto, l'entità dell'indebito ricavato con il parallelo danno per la persona offesa e il comportamento processuale» tenuto dalla Muti denotano «una spiccata propensione alla violazione della legge attraverso l'adozione di condotte fraudolente, che dimostrano disinteresse per le regole della civile convivenza, mentre la mancanza di ogni resipiscenza palesa una personalità ulteriormente svalutata e negativa». Ieri - pur riconoscendo che si è trattato di un tentativo di truffa - ha chiesto che la pena fosse aumentata a 9 mesi. La parte civile ha ricordato che il certificato medico sarebbe stato usato per non pagare la penale di 54 mila euro al Verdi. La difesa - all'avvocato Salvatore Sciullo si è aggiunto Luca Gastani del Foro di Alessandria - ha ridimensionato la vicenda parlando piuttosto di un inadempimento contrattuale.
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