M5s, è allarme sondaggi Di Maio va da Casaleggio

Sabato 17 Novembre 2018
IL RETROSCENA
ROMA La prima risposta sarà fisica, da parte di Luigi Di Maio. Oggi il vicepremier è atteso prima a Milano, al Museo della Scienza e Tecnologia, poi nel pomeriggio visiterà gli stabilimenti Leonardo Divisione Elicotteri, nel Varesotto. Benvenuto al Nord, appunto. Una delle tante preoccupazioni di queste ore. Un sondaggio Swg per macro-aree dà per la prima volta il M5S sotto il 20% nel Settentrione: 19,3%, una picchiata di 7,1 punti rispetto allo scorso marzo. Un allarme non marginale, che preoccupa da tempo Stefano Buffagni, sottosegretario pentastellato che va ripetendo: ragazzi, dobbiamo dare risposte alle imprese. Anche di questo ha parlato Luigi Di Maio durante un vertice ristretto con i suoi fedelissimi ieri prima di partire per Milano dove non è affatto escluso «un punto» con Davide Casaleggio.
I FRONTI
Mentre i grillini perdono quota al Nord, la Lega sembra macinare consensi. L'ultimo sondaggio Swg proietta, forse in maniera un po' generosa, il Carroccio dal 27% dello scorso marzo al 40. E l'affondo sui termovalorizzatori da parte di Matteo Salvini è stato visto da Di Maio - al di là della dialettica accesa a suon di «ceppe» - come un'invasione di campo. «Un dito in un occhio». Dunque la questione meridionale c'è nella maggioranza, eccome. Anche qui le rivelazioni che girano a Palazzo Chigi fanno molto pensare: dopo il plebiscito delle ultime elezioni (47,2%) il gradimento rimane altissimo (40), ma la Lega arriva, sempre per la prima volta, al 20% (partiva dall'8%). Al Sud c'è la speranza del reddito di cittadinanza, come fattore di ulteriore choc, ma prima l'Ilva poi la Tap hanno eroso consensi e creato tensioni interne. Con una reazione, opposta e contraria sempre di Salvini, che continua a surfare nelle difficoltà dei «contraenti» del patto di governo.
LA RIUNIONE
La riunione di ieri ha passato poi in rassegna il Centro: il M5S perde 7 punti (dal 36,7% al 29,1) e la Lega tocca quota 29,3% dal 18,6 iniziale. «Serve una scossa», è il ragionamento condiviso. E le opzioni sotto tutte sul tavolo. Di Maio non sarebbe soddisfatto di tre ministri in particolare: Danilo Toninelli, Giulia Grillo (per il quale ci sarebbe già il sostituto: Pier Paolo Sileri, presidente della commissione Salute del Senato) e Alberto Bonisoli. «Ma un rimpasto adesso sarebbe un ulteriore ammissione di debolezza», ragionano sempre nelle alte sfere del M5S. Ecco perché ieri Di Maio ha anche difeso pubblicamente Toninelli, dopo le polemiche sul pugno chiuso per festeggiare il sì al dl-Genova.
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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