Luca Ricolfi
Che né Salvini né Di Maio abbiano la stoffa dell'uomo

Lunedì 22 Luglio 2019
Luca Ricolfi
Che né Salvini né Di Maio abbiano la stoffa dell'uomo di Stato, o perlomeno di ciò che un tempo eravamo abituati a designare con questo termine, era chiaro prima del voto ed è ancora più chiaro oggi, dopo 14 mesi di governo. Né l'uno né l'altro sono stati capaci di mostrare, verso gli altri leader europei, verso le istituzioni comunitarie, verso gli organismi sovranazionali, il rispetto ad essi dovuto indipendentemente dalle differenze di vedute sulle questioni cruciali, siano esse la politica economica o la gestione dei migranti.
Quanto alla politica interna, non si può non notare che il tasso di demagogia e di semplicismo toccati in questo primo anno di governo non ha precedenti nella storia unitaria: mai era successo che le analisi fossero così infantili tanto nella diagnosi dei nostri mali, quanto nella indicazione dei rimedi. Negli ultimi mesi, tuttavia, su queste caratteristiche comuni dei due leader da cui dipende la sopravvivenza del governo, si è poco per volta innestata anche una importante differenza, di atteggiamento e di stile comunicativo. Il linguaggio di Salvini ha mantenuto (e forse accentuato) i suoi tratti più crudi, talora offensivi, mentre quello di Di Maio si è fatto via via più moderato e istituzionale, una differenza che peraltro si è anche sostanziata nel voto per l'elezione di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione Europea.
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