Luca e Raffaella, sprint per il voto E la prima scheda finisce nell'urna

Lunedì 23 Ottobre 2017
Luca e Raffaella, sprint per il voto E la prima scheda finisce nell'urna
IL REPORTAGE
dal nostro inviato
SAN VENDEMIANO (TREVISO) Buio pesto, pioviggine fitta. Sono le 6.49 del mattino, quando i fanali di una Fiat 500 gialla fendono la notte che ancora avvolge San Vendemiano. Ma come: Luca Zaia non aveva ceduto l'anti-autoblù a Roberto Bet, sindaco della vicina Codognè e suo delfino politico? «Certo, però con l'accordo che avrebbe dovuto prestarmela per tutti gli eventi importanti della mia vita, com'è indubbiamente questo», sorride il presidente della Regione varcando l'ingresso della scuola elementare San Francesco, sede della sezione numero 5 che il leghista sta per andare letteralmente ad aprire, con il dichiarato obiettivo di essere il primo elettore del Veneto a votare al referendum sull'autonomia.
CON LA MOGLIE
C'era sempre un cinquino da parcheggiare, quando il trevigiano veniva nominato ministro e riconfermato governatore. Centosettantaseimila chilometri dopo, la narrazione zaiana continua per quella che viene definita «un'altra pagina di storia», scritta anche questa volta insieme alla moglie Raffaella, la donna della discrezione che non manca un'elezione. Il look della coppia presidenziale è informale: per entrambi jeans con il risvolto e scarpe disegnate dal rapper Kanye West, per lui camicia bianca con giacca blu e per lei cappottino chiaro con pashmina a tema. Ma il tono dell'inquilino di Palazzo Balbi è enfatico: «Sono arrivato presto, per dare il buon esempio. Dopodiché la partita è in mano ai veneti e saranno loro a decidere. Sull'affluenza si gioca la credibilità di una comunità. Abbiamo detto per una vita che volevamo iniziare questo percorso per l'autonomia, lo facciamo ora in maniera democratica, legale, in linea con la Costituzione». Segue siparietto con un compaesano che prima si ferma a salutarlo e poi fa per dirigersi verso il proprio seggio, rischiando così di bruciarlo sul tempo. «Mi raccomando eh, lui è il secondo elettore...», fa finta di ammonire i fotografi Zaia. Al che la consorte rompe il silenzio: «No, è il terzo... la seconda sono io!». Risate.
LE RISPOSTE
L'ultima porta in fondo al corridoio è chiusa, mancano quattro minuti all'avvio delle operazioni. Il governatore inganna l'attesa concedendo una risposta per ogni domanda. Alla troupe francese: «Come diceva il vostro Jean-Jacques Rousseau nel contratto sociale, il popolo ti delega a rappresentarlo. Questo voto è la sublimazione della democrazia, la nostra Corte dice che questo referendum è in linea con la Costituzione, che è giusto sentire il popolo e che nella trattativa si dovrà tenere presente la sua indicazione». Alla web tivù: «Che sensazione ho? Sono ottimista per natura, il Veneto non sarà comunque quello di prima. Sta poi ai veneti e ai nuovi veneti approfittare di questa opportunità. Certi treni passano una sola volta...». A chi torna a proporgli il paragone con la Catalogna: «L'abbiamo detto ormai un miliardo di volte, dal punto di vista tecnico-giuridico l'indipendenza non ha nulla a che vedere con l'autonomia. Indipendenza significa staccare un pezzo di Paese e farlo diventare Stato, autonomia significa restare nel Paese e diventare molto più forti, come Trento e Bolzano». Al cronista che lo convince a sfidare la scaramanzia per immaginare cosa succederà dopo: «Se questo referendum passerà, molto probabilmente non ne serviranno più in giro per l'Italia, perché il Veneto farà da apripista anche dal punto di vista della trattativa».
LA RICEVUTA
Finalmente scoccano le 7. «E allora, lo inauguriamo questo seggio?», stringe la mano Zaia a tutti gli scrutatori. «Serve un documento?», chiede il presidente (della Regione). «No, non c'è bisogno», risponde il presidente (della sezione), ufficializzando ai collaboratori l'identità del votante per la spunta sulla lista elettorale. «Il governatore Luca Zaia», «È presente», «Può votare, cabina 1»: frasi rituali che assumono una rilevanza speciale, non fosse altro che per la ressa di telecamere e flash che immortalano il momento. All'uscita dal separé, il leghista riconsegna la matita copiativa, confidando una certa foga nell'impugnarla per tracciare la croce blu: «L'ho un po' spuntata...». Poi arriva il fatidico momento di imbucare la scheda azzurra nell'urna: «Numero uno», sottolinea. Il tempo di ottenere la ricevuta («Avete visto? Dicevano che ci sarebbero stati problemi senza la tessera elettorale...») e commuoversi tenendola tra le mani: «È un momento storico, perché è da una vita che volevamo fare questo referendum. Adesso i veneti sono protagonisti». Ma per il resto del Veneto la giornata referendaria è appena cominciata, per cui sarà lunga arrivare alle 23. Tanto vale allora bere un caffè, «orzo lungo in tazza grande», al bar di fronte. Qualcuno lo stuzzica: stasera Prosecco, invece? «O cicuta», esorcizza lui, un attimo prima di compilare l'agenda della sua domenica: mattinata fra corsa e palestra, pranzo in famiglia, serata in ufficio, «più o meno le solite cose», minimizza il governatore. Ma una cosa cambia subito, la sua foto-profilo su WhatsApp, che ora è un cartoncino su cui campeggiano due leoni di San Marco e una scritta con il timbro della sezione numero 5: «22 ottobre 2017, si attesta che il signor Luca Zaia ha votato».
Angela Pederiva
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