LO SCONFORTO
BELLUNO «Il tempo delle chiacchiere è finito, servono

Martedì 28 Luglio 2020
LO SCONFORTO
BELLUNO «Il tempo delle chiacchiere è finito, servono fatti» dice Marco Scarton, presidente della Riserva di Caccia di Lentiai. È stato lui di recente a fotografare, in zona, una cucciolata. E ora a prendere posizione è anche Coldiretti Belluno: «Si rende necessario garantire la sicurezza di cittadini e allevamenti». Le predazioni dei giorni scorsi hanno riaperto il dibattito sui grandi predatori sul territorio provinciale. Nelle ultime ore, in zona, non ci sono state predazioni, ma tutti gli addetti ai lavori vivono con la preoccupazione che i loro animali siano sufficientemente al sicuro. Da oltre due settimane l'area è sconvolta dalla presenza dei lupi che, spesso, si sono avvicinati alle abitazioni anche in pieno giorno.
IL CONTESTO
La presenza dei grandi carnivori sul territorio richiama l'attenzione sul tema della sicurezza dei cittadini, dei turisti e degli allevamenti messi in pericolo dalle ripetute incursioni in baite, rifugi e malghe con l'uccisione di ovini, capre e bovini. Sono stati registrati episodi di predazioni a pecore, capre, asini. «Questa è la punta dell'iceberg - commenta Coldiretti - di una situazione fuori controllo dove la resistenza di chi lavora e vive sul territorio è al limite. In circolazione ci sono sempre più branchi di lupi che si aggirano indisturbati in aree rurali fino al limite dei centri urbani». Il caso di Stabie a Lentiai parla da solo, ma la situazione si ripropone anche in Alpago. Il proliferare dei grandi predatori «rappresenta un grave rischio non solo per l'incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall'agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l'emergenza coronavirus».
IL LAVORO
Coldiretti Belluno fa notare come negli ultimi anni si sia reso così necessario un «continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. Agli animali uccisi si aggiungono precisa il presidente Alessandro De Rocco peraltro i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti nei capi sopravvissuti. Se anche gli animali da guardia diventano vittime significa che le misure di contenimento sono insufficienti. Gli allevatori Bellunesi fin da subito hanno messo in campo tutti i sistemi di protezione continua il presidente di Coldiretti Belluno si sono dotati di reti, cani e hanno rinchiuso gli animali di notte, come per altro ci è stato spiegato e richiesto. Purtroppo anche tutto questo tempo e tutto questo lavoro si stanno dimostrando insufficienti visto quello che sta succedendo. Occorre ripristinare l'equilibrio naturale con azioni decisive e strategiche - evidenzia Coldiretti Belluno per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città».
Federica Fant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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