LO SCENARIO
ROMA Una propoga di tre mesi: l'Italia tenta la mediazione con l'Europa

Sabato 8 Dicembre 2018
LO SCENARIO
ROMA Una propoga di tre mesi: l'Italia tenta la mediazione con l'Europa e si vede costretta ad accettare il rinnovo della Missione Sophia per altri novanta giorni, oltre la data di scadenza prevista per il 31 dicembre. Qualcosa in più rispetto alla volontà manifestata dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che vuole «stracciare l'accordo» se non si arriva a modificare le regole di ingaggio. Qualcosa in meno rispetto alla richiesta di Bruxelles di andare avanti così per almeno altri sei mesi.
La decisione è stata presa ieri durante un vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Giuseppe Conte, dopo che il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha illustrato costi e conseguenze di una uscita brusca da EunavForMed Sophia, l'operazione che prende il nome da una bambina somala data alla luce sulla nave Schleswig-Holstein, e nasce nel 2015. È una questione complessa, quella di Sophia, perché rischia di far trovare l'Italia in totale isolamento. Il Governo, infatti, ha avuto sentore che l'Europa stia predisponendo una soluzione alternativa all'abbandono italiano. E cioè la nascita di un'altra missione, alla quale avrebbero già aderito Germania e Spagna, con la guida francese. Che non vuol dire i migranti portati negli altri Stati europei. Vuol dire trovarsi i barconi ugualmente in Italia, in quanto primo porto sicuro, ma senza poterli gestire. E potrebbe voler dire anche perdere il rapporto diretto con la Libia, con la conseguenza di aprire la porta a una egemonia della Francia che non ha mai abbandonato le sue mire sul paese africano.
COSTI ECCESSIVI
Da qui, la necessità di prendere tempo. Di cercare una soluzione alternativa, magari provando ad aprire un dialogo più solido con quei paesi che sembrano aver mostrato una maggiore sensibilità rispetto a una possibile rotazione dei porti e a una ripartizione delle quote. Anche perché, nel caso di una missione alternativa varata dalla Ue, l'Italia non potrebbe rispondere con una operazione tutta sua: secondo quanto valutato dalla Difesa, infatti, i costi sarebbero di circa 150 milioni all'anno. Qualcosa che non possiamo permetterci. Il dato è stato ufficializzato dal ministro Trenta che ha previsto questa cifra come eventuale spesa supplementare. È stato poi sottolineato che il problema principale contestato da Salvini, e cioè la regola che impone di portare solo in Italia i migranti soccorsi, in realtà ha ormai dimensioni poco rilevanti. Nel corso dei tre anni e mezzo dall'avvio, sono state 45mila le persone salvate e portate in Italia. Ma negli ultimi mesi il numero si è ridotto drasticamente: 106 contro i 13mila soccorsi dalle autorità libiche grazie all'addestramento che proprio Eunavformed assicura alla Guardia costiera e alla Marina di Tripoli. Argomentazioni che avrebbero convinto tutti, ministro dell'Interno compreso, che comunque ha commentato: «È l'ennesima dimostrazione che l'Europa parla tanto ma combina poco e quando c'è da aiutare l'Italia e gli italiani se ne frega».
Ieri, intanto, a Bruxelles c'è stata ancora una fumata nera alla riunione del Comitato politico e di sicurezza europeo (Cops) che sta portando avanti le trattative sul rinnovo del mandato della missione. Eventuali cambiamenti delle regole possono passare solo all'unanimità dei 28 membri, e questo spiega le difficoltà del negoziato.
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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