Lega-M5S litigano anche sui parchi

Giovedì 17 Gennaio 2019
IL CASO
ROMA All'uscita dalla Camera, con ferma cortesia, il ministro dell'Ambiente Sergio Costa dice tre cose. La prima è che riproporrà il nome dell'ex collega Antonio Ricciardi a presidente del parco nazionale del Circeo, bocciato in commissione al Senato grazie allo stop della Lega. Poi derubrica un caso politico bello e buono - visto che il governo è andato rumorosamente sotto - a un problema di «comunicazione» con gli alleati del Carroccio. Infine, Costa aggiunge un retroscena succoso alla vicenda di questa nomina che passa anche dalla Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, tra le altre cose candidato alla segreteria del Pd. Ovvero, racconta, l'accordo con il big del Nazareno lo ha trovato «in soli cinque giorni». Al contrario, appunto, di quanto accaduto a Palazzo Madama con il Carroccio. Visto il pasticcio che si è andato a creare.
LA RICOSTRUZIONE
Tutto nasce, dal «no» della Lega al nome del generale Ricciardi in quanto «non condiviso», spiega il senatore Paolo Arrigoni. La sottosegretaria Vannia Gava dà ai suoi l'ordine di votare contro. L'ambiente per la maggioranza gialloverde è terreno impervio: dalle trivelle agli inceneritori la lite è continua. Visioni opposte e scontri dietro l'angolo. E così davanti alla mancata «spartizione», come accusano dal Pd, è saltata la maggioranza. Con la Lega che ha votato il no con il resto del centrodestra. Risultato finale: 13 voti contrari, 7 favorevoli e 2 astenuti. Da parte del Carroccio una vera e propria prova di forza e di metodo. Tanto che a microfoni spenti raccontano: «Nulla da dire sulla persona, ma sono mancati i passaggi politici». Costa all'inizio non la prende benissimo. E contrattacca: «Per il Parco del Circeo, così come per tutti gli altri parchi, stiamo procedendo alle nuove nomine dei presidenti, come ampiamente annunciato. Stiamo valutando decine di curricula e la logica per la scelta e per procedere alla nomina è una sola: la massima competenza unita al massimo rigore». I grillini che siedono in commissione sono più espliciti: «I nostri alleati puntano a una quota delle persone che mettiamo nei posti, al di là delle rispettive capacità. Così non va: noi siamo diversi».
La questione rischia di diventare anche questa - e stiamo parlando del pur importante parco del Circeo - una questione politica all'interno del governo. Anche Matteo Salvini dalla Sardegna dice che «vuole capire» cosa sia successo. La vicenda diventa anche oggetto del question time. Ed è sempre la Lega, ma alla Camera, a chiedere lumi. E dunque il rischio che scoppi la guerra del Circeo, per quanto sia suggestiva, inizia ad aleggiare. All'uscita dall'aula di Montecitorio, il responsabile dell'Ambiente prova a rimettere le cose in ordine. Non dice più che «non accetta diktat» dagli alleati, come in preda alla rabbia ha sostenuto qualche ora prima. Ma allo stesso tempo, Costa rilancia e smussa: «Probabilmente il curriculum - dice il ministro - non ha viaggiato come doveva viaggiare, ci sono stati limiti procedurali intra-ministeriali».
In quanto a Ricciardi, silurato dalla maggioranza, la didascalia del ministro è la seguente: si tratta di un professionista insignito della Benemerenza ambientale d'oro, l'over the top nella conoscenza della gestione ambientale. Ed, «essendo in pensione», è pure a costo zero.
L'AFFONDO
La voglia, dopo che tra i pentastellati se le sono dette un po' di tutti i colori, è comunque quella di tenere il punto. Il nome non cambia. Anche perché il parere delle commissioni «non è vincolante». Ergo si può andare avanti lo stesso. Sarebbe uno strappo, il secondo. Forse troppo. E così il ministro sorridendo afferma: «Io, senza puntare i piedi, credo che sia giusto, con le giuste motivazioni, ripresentare il curriculum arricchito di tutta la storia del generale Ricciardi, per rappresentare che è l'uomo più adatto in una realtà come il parco nazionale del Circeo». E prima di andarsene butta là la frase sull'accordo raggiunto «in cinque giorni» con Zingaretti. Un passaggio burocratico dovuto, quello con il presidente della Regione, che lascia piccoli spiragli a ricami politici. «Ma quale accordo con i grillini - dicono i deputati dem - il nome proposto era di tutto rispetto...».
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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