LE TESTIMONIANZE
CORNUDA L'abitazione in cui vivevano Pascal Albanese e Sofiya

Mercoledì 29 Novembre 2017
LE TESTIMONIANZE
CORNUDA L'abitazione in cui vivevano Pascal Albanese e Sofiya Melnyk è una delle più belle di via Jona. Siamo a due passi dal centro di Cornuda, in un quartiere tranquillo, non distante dalla Feltrina. I vicini di casa della coppia non sanno spiegarsi quanto accaduto, ma sono stati fra i primi, dopo la scomparsa della 43enne, a essere stati sentiti dai carabinieri. Pascal non frequentava più di tanto il paese, ma il padre Angelo è un personaggio molto noto in tutta la zona. Disponibile, gioviale, gira con il suo carretto per Cornuda offrendosi per piccoli lavoretti. Di Pascal invece si sa poco. Solo che non lavorava e che stava sempre in casa. «Ci diceva di essere un ingegnere in pensione - racconta una vicina - ma vista l'età ci è sempre sembrato un po' strano. Se lui si vedeva poco, lei ancora meno: però usciva spesso di sera. Non abbiamo mai capito di che cosa si occupasse».
LE RICERCHE
Quando il cinquantenne si è rivolto alle forze dell'ordine denunciando la scomparsa della compagna, anche i residenti del quartiere sono stati coinvolti nelle indagini: a loro è stato chiesto se avessero visto movimenti strani attorno alla casa e se vi fosse stato qualcosa che li aveva fatti insospettire. «Sappiamo che la madre della signora sarebbe dovuta venire a trovarla a breve. Lei la stava aspettando - spiega la dirimpettaia -. Quindi perché mai dovrebbe essere scappata? Tra l'altro ha lasciato tutto qui, in casa. Dai documenti ai vestiti agli oggetti personali. Io temo le sia accaduto qualcosa di brutto. Spero solo che non sia stato lui a farle del male». Quello che insospettisce chi per anni ha vissuto accanto ad Albanese e alla compagna, è che il cinquantenne, una volta perse le tracce della donna, non abbia chiesto aiuto anche a loro. «Se prima lo vedevamo poco - continua la vicina - dopo la scomparsa di Sofiya l'abbiamo visto ancora meno. Si è barricato in casa e non ne abbiamo più saputo nulla fino a domenica sera, quando abbiamo incontrato sua sorella e sua madre, che lo hanno trovato senza vita». Poi il ritrovamento della Renaul cabriolet fra le colline di Maser ieri mattina, al parcheggio della forcella del Mostaccin. «Erano due giorni che continuavamo a sentire gli elicotteri che sorvolavano la zona, ma non pensavamo fossero qui per questo».
LA SECONDA CASA
In paese la gente mormora, e sa molte più cose di quanto vuole alla fin fine rivelare. Ad esempio che il cellulare della 43enne è rimasto a lungo acceso dopo la sua scomparsa. Ma tra le chiacchiere di paese salta fuori anche la vicenda di una seconda casa, che Pascal aveva fatto intestare a Sofiya, o a sua madre, nella quale ci vivevano però altre persone. Un dettaglio? Potrebbe essere. Ma nel mare delle ipotesi in cui stanno navigando gli investigatori, per nulla disposti a sbilanciarsi almeno fino al ritrovamento di Sofiya, qualche confidenza su possibili motivi di tensione nella coppia, descritta a tinte rosa dai familiari di lui, può aiutare a cercare un perché a un caso che per ora rimane nel giallo. Anche perché in paese in molti ora si chiedono come facesse la coppia a mantenere la villetta di via Jona, e se quindi possano esservi delle ragioni di natura economica alla base di un possibile dissidio finito nel dramma, con la scomparsa di lei, chissà se ancora viva, e la morte di lui, toltosi la vita domenica sera. Quel che è certo è che adesso gli investigatori dovranno far di tutto per capire dove sia finita la 43enne, partendo proprio dal ritrovamento della sua auto ai piedi del bosco, e dalla geo localizzazione del cellulare. Sempre che qualcuno non abbia cercato di depistarli apposta, portando sia la vettura che il telefonino a Maser, alla forcella Mostaccin.
A.Belt
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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