LE SEGNALAZIONI
VENEZIA Dopo Genova, dopo i 43 morti del viadotto Morandi, c'è

Mercoledì 22 Agosto 2018
LE SEGNALAZIONI
VENEZIA Dopo Genova, dopo i 43 morti del viadotto Morandi, c'è gente che va a fotografare i ponti. Li raggiunge in auto. Parcheggia. Ispeziona. Fotografa. E se trova un pezzo di ferro che esce dal cemento si premura di farlo sapere. Metti mai. È così che le foto arrivano a Luca Zaia. «C'è tanta gente preoccupata che ci scrive - ha raccontato ieri mattina il presidente della Regione Veneto nel consueto punto stampa post giunta - Persone che vanno sul posto e poi ci mandano le foto del calcestruzzo sgretolato». Quelle ricevute ieri mattina dal governatore Zaia erano foto del viadotto dell'A27, gestito da Autostrade per l'Italia, tra i due caselli di Vittorio Veneto. È l'imponente ponte su piloni prima del Fadalto, la strada che porta in montagna, su in Cadore e a Cortina d'Ampezzo. «In parte dell'armatura di superficie si vedono le strutture portanti - dice Zaia - Dopo vent'anni il cemento inizia naturalmente a degradare, in un processo che dura anni ma che testimonia la necessità di manutenzione». Sono almeno otto anni che la gente del posto segnala ad Autostrade che pezzi della superficie del viadotto più vecchio - e non di quello nuovo di Val Lapisina - sono deteriorati. Adesso che è crollato il Morandi di Genova i timori sono diventati paure. E così si mandano le foto in Regione.
L'APPELLO
Se c'è un ponte che preoccupa Zaia è il Vidor, di competenza della Provincia di Treviso. «Per sistemarlo servono - dice Zaia - dai 35 ai 40 milioni, è un ponte del 1926, una volta era di legno. Quel ponte merita un finanziamento statale». Quanto alle infrastrutture regionali, il governatore si dice tranquillo: «Noi ci siamo mossi in tempi non sospetti finanziando 15 milioni per eventuali opere di messa a norma e incaricando Veneto Strade di avviare un monitoraggio, con una scheda per ogni ponte. La situazione da noi è buona, assolutamente sotto controllo». Non solo strade e scuole: anche gli ospedali per il governatore andrebbero inseriti nell'elenco di opere da controllare.
Quando alla nazionalizzazione delle strade, Zaia non è per niente d'accordo. «A me la statalizzazione non entusiasma, ma se qualcuno decide di farla dico che a regole invariate sarebbe un suicidio», dice Zaia. Che spiega: «Sarebbero tante le regole da cambiare: procedure, burocrazie, anche gli stipendi da dare ai manager di cui il pubblico dovrebbe dotarsi. Il pubblico funziona se si modificano le regole, altrimenti non funziona». E dice che «l'errore di base è stato quello di non aver riservato una parte pubblica nella privatizzazione, cancellando quel controllo che si riserva al pubblico. Va ricordato che le privatizzazioni sono state decise per società-colabrodo che non producevano più profitti e spesso erano sede di malaffare. Ma, ripeto, con le attuali norme per il settore pubblico passerebbero vent'anni tra il pensare e il realizzare un nuovo ponte».
AUTONOMIZZAZIONE
E allora, se non è nazionalizzazione cosa può essere? «Autonomizzazione», risponde Zaia citando Cav, Brescia-Padova e Brennero, «esempi che qui da noi funzionano». Una gestione pubblica legata ai territori che peraltro non spiace al governatore della Toscana, Enrico Rossi.
Quanto alla «strage» di Genova, Zaia dice che «chi è responsabile deve pagare». I Benetton? «La gestione dei primi giorni è stata pessima». E dice che non c'è solo la responsabilità oggettiva della gestione dell'autostrada, ma anche della vigilanza: «È lo stesso dibattito che si è vissuto per le banche popolari: si è puntato il dito solo su Consoli e Zonin, ma andava accesa una lampadina anche sulla Banca d'Italia. E non lo dico per scagionare Atlantia». La revoca della concessione? «Se si riscontreranno oggettive responsabilità, si deve ragionare semplicemente con il contratto in mano. Che deve essere pubblico».
E a chi gli chiede cosa pensa di una holding autostradale del Nordest, Zaia si compiace: «Ne ho parlato io per primo, otto anni fa, e ho visto tanti sorridere di fronte alla mia idea, così come quando l'ho rilanciata nel 2015. Mi fa quindi solo piacere che adesso si parli di mettere l'intera rete regionale e interregionale in un unico contenitore».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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