LE PERPLESSITÀ
PORDENONE Riesplode la polemica sui nuovi criteri contenuti

Mercoledì 17 Aprile 2019
LE PERPLESSITÀ
PORDENONE Riesplode la polemica sui nuovi criteri contenuti nella riforma regionale sulle case popolari che rischiano di non tagliare fuori dalle graduatorie solamente i cittadini extracomunitari, ma anche italiani e pordenonesi non residenti sul territorio regionale da almeno cinque anni. L'allarme era scattato in consiglio regionale, dove la norma è stata approvata.
I NUMERI
Da una prima stima, infatti, si calcola che la percentuale di stranieri che dal prossimo anno rischierebbe di non accedere all'alloggio popolare con affitto calmierato scenderebbe solamente di due punti. Non si verificherebbe quindi quel taglio netto che era stato annunciato nella fase preparatoria della riforma. Ed anzi, a rischiare il posto sarebbero anche potenziali richiedenti di nazionalità italiana o addirittura pordenonesi. Non si parla in questo caso di barriere all'ingresso basate sul reddito annuo, bensì sulla residenza sul territorio regionale. Secondo i nuovi criteri, infatti, per ottenere un alloggio popolare sarà innanzitutto necessario dimostrare di avere la residenza in Friuli Venezia Giulia da almeno cinque anni (e non tre come in precedenza), nonché di non possedere proprietà immobiliari in Italia o all'estero. Nel caso dei cittadini stranieri, poi, questi ultimi dovranno presentare una dichiarazione sottoscritta dal proprio Consolato. Ed ecco le stime relative al territorio pordenonese: si calcola, ad esempio, che a valle della riforma possano rimanere esclusi dalle future graduatorie non solo 29 extracomunitari, ma anche 18 italiani.
PRECISAZIONI
Con l'approvazione della norma che innova i requisiti di accesso - ha spiegato Angioletto Tubaro, numero uno dell'Ater pordenonese - i bandi emanati dovranno attenersi alle nuove disposizioni. Nel frattempo che verranno emanate le nuove graduatorie, le vecchie decadranno, ma fino a quel momento non perderanno vigore, così come finora sempre avvenuto. Per motivi organizzativi è materialmente impossibile emanare contemporaneamente i bandi per tutti i Comuni della Destra Tagliamento, pertanto l'operazione viene da sempre spalmata su più anni».
IL QUADRO
In tutta la provincia di Pordenone ci sono circa duemila persone che attendono una risposta alla domanda inoltrata all'Ater e finalizzata all'ottenimento di una casa popolare. Di queste, circa seicento sono riferite solamente al territorio comunale di Pordenone. Si tratta di domande che sulla carta si potrebbero evadere in circa due anni, stanti anche gli investimenti messi in campo da Ater nell'ultimo lustro. In un trend che si dimostra crescente, circa la metà delle richieste è inoltrata da cittadini stranieri. Ogni caso è a sé stante, ma non si rischia di generalizzare se si dipinge un quadro fatto di redditi bassi e persone che dichiarano di non possedere altre abitazioni. Il risultato dell'aumento delle domande compilate da cittadini stranieri ed extracomunitari pesa sulle famiglie italiane, che si trovano a dover lottare per non finire troppo in basso nelle graduatorie, cosa che in realtà accade spesso e volentieri. In parole povere, chi prima rientrava tra gli aventi diritto, ora rischia di rimanere a piedi. Il tutto al netto di una rivoluzione che sta bollendo in pentola a Trieste: un cambiamento radicale che riformerà le barriere all'ingresso delle case popolari, ma che rischierà di colpire (indirettamente) non solo i cittadini extracomunitari, ma anche le persone nate nell'Unione europea e addirittura cittadini pordenonesi, magari di ritorno in città dopo un periodo di residenza fuori dai confini della provincia.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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