LE ORE DI ANGOSCIA
VIGONZA «Mio figlio è un ragazzo in gamba, scafato.

Domenica 6 Gennaio 2019
LE ORE DI ANGOSCIA
VIGONZA «Mio figlio è un ragazzo in gamba, scafato. Ha una mente aperta, parla molte lingue, è forte fisicamente. Se una persona è in grado di sopravvivere, quella persona è proprio lui». Per la famiglia Tacchetto sono ore di angoscia, vissute con il cellulare costantemente in mano aspettando buone notizie. Nonostante le inquietudini e i cattivi presagi, però, l'ex sindaco Nunzio ora si aggrappa a tutto. «Lui ha sempre saputo cavarsela, spero che vada così anche questa volta» sospira con lo sguardo perso nella campagna di Vigonza.
Nunzio è il padre di Luca Tacchetto, trentenne architetto che lo scorso 20 novembre ha intrapreso il proprio viaggio dei sogni: diecimila chilometri alla guida di una vecchia Megane Scenic, da Vigonza al Togo attraverso due continenti. Al suo fianco la fidanzata canadese Edith Blais, cuoca per professione e pittrice per diletto, 34 anni. Mancavano mille chilometri alla meta quando la coppia ha fatto perdere nel nulla le proprie tracce.
Il padre guarda e riguarda quella chat e quell'ultimo messaggio, datato 15 dicembre, quando il figlio racconta di essere al ristorante Le Bois d'Ébène nel centro di Bobo Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso. Ascolta musica, beve una birra, si guarda attorno felice. E poi cos'è successo? Se lo chiedono da venti giorni i genitori, senza uno straccio di risposta.
LE IPOTESI
Alle undici del mattino Nunzio Tacchetto apre per l'ennesima volta la chat, rilegge gli ultimi messaggi, e poi abbassa lo sguardo. Non si dà pace e non si dà una spiegazione. «Da quel 15 dicembre non sappiamo dire cosa può essere successo - sospira lui, con lo sguardo perso nel vuoto -. Non sappiamo nemmeno se e dove abbia dormito Luca dopo quel concerto. Lui era solito andare in hotel, in Mauritania pochi giorni prima aveva fatto così, ma chissà cosa è accaduto. La prima cosa che ho pensato è che mio figlio e la ragazza siano stati rapiti, ma non abbiamo avuto alcun tipo di notizia. Mi son fatto anche l'idea che sia stato arrestato, non si sa mai. Magari è stato importunato, ha reagito e si è trovato nei guai. Mi aggrappo a tutto, anche a questo. Se servisse pagare per riaverlo, siamo pronti. La macchina con cui viaggiava, però, che fine ha fatto?».
Può essere utile volare in Africa e assistere di persona alle ricerche della Farnesina e delle autorità locali? «Ci abbiamo pensato, certo. L'altro mio figlio e le mie due figlie probabilmente sarebbero partite subito. Se servisse qualcosa andrei di corsa. Cos'ho da perdere? Ma abbiamo ritenuto che in questo momento non serva. Abbiamo qui dei nostri conoscenti agganciati con persone del posto che ci stanno dando una mano».
L'ATTESA
Dalla grande casa di via Luganega la famiglia Tacchetto tiene un filo diretto con il Ministero degli Esteri e ha mosso pure un amico di famiglia, già in contatto con alcune guide turistiche locali. Sul tavolo della cucina è appoggiato il libro L'Amica geniale, uno dei best seller dell'ultimo anno, ma quel romanzo aiuta solo ad ingannare il tempo. Sono altre le letture che interessano in questi giorni a Nunzio Tacchetto. «Mi sto informando su tutto quello che riguarda il Burkina Faso - spiega l'ex primo cittadino, che ha guidato il Comune per dieci anni fino al 2017 -. Sto studiando le leggi, la geografia, i precedenti criminosi. Tutto. Se andrò lì, voglio essere pronto».
LA SPERANZA
Nella stanza accanto, stravolta dai pensieri, c'è anche la moglie Rosanna. Insegna inglese alle scuole medie di Pianiga e i suoi alunni conoscono molto bene il figlio Luca. «È un momento durissimo - spiega con un filo di voce -. Il pensiero va sempre lì. Ora vediamo che fare, magari decidiamo di partire per l'Africa». Mentre parla, il telefono trilla continuamente: sono i messaggi di solidarietà da parte di insegnanti e genitori.
Squilla continuamente anche il cellulare del signor Nunzio: è stato a lungo l'anima della nazionale di calcio dei sindaci e quindi ha contatti in tutta Italia. «Abbiamo controllato anche i movimenti bancari. Nessun prelievo, niente di niente - prosegue lui, senza darsi pace -. Eppure Luca è sveglio, è nato in mezzo ai campi, non è un bamboccione. Aspettiamo notizie, in ogni caso. Di sicuro così non possiamo andare avanti».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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