LE MISURE
ROMA Sull'Irpef il governo frena nel 2019 ma rilancia per l'anno successivo.

Domenica 16 Settembre 2018
LE MISURE
ROMA Sull'Irpef il governo frena nel 2019 ma rilancia per l'anno successivo. La maggioranza è al lavoro per mettere a punto la legge di Bilancio che punta verso quota 30 miliardi. Ma la difficoltà di trovare le coperture e l'insistenza dei 5 Stelle sul Reddito di cittadinanza («Sarà uno dei pilastri della manovra ed è uno dei cuori della nostra proposta politica» ha ribadito ieri il vicepremier, Luigi Di Maio) comprime gli spazi di manovra per altre operazioni. Il Reddito pesa per almeno 9 miliardi (partirebbe dal 1 gennaio portando a 780 euro al mese le pensioni minime, mentre dalla seconda metà dell'anno sarebbe esteso ai disoccupati) e altri 12,5 miliardi servono a disinnescare l'aumento dell'Iva. Così a far le spese, in questa fase, sarebbe appunto il taglio di un punto dell'Irpef sull'ultimo scaglione del 23%. «Si opterà per una rimodulazione a partire dal 2020 con tre aliquote» ha spiegato il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci, che fa parte del gruppo rdella Lega incaricato di mettere a punto il pacchetto fiscale per la manovra. «La rimodulazione Irpef, sarà accompagnata da un riordino delle tax expenditures perchè ci sono 300 voci tra agevolazioni, deduzioni e detrazioni, e alcune ormai sono anti storiche».
LE TAPPE
Sul dossier sono al lavoro anche i tecnici del ministero dell'Economia. Tra due anni l'Irpef dovrebbe avere avrebbe questa struttura: un primo scaglione fino a 28 mila euro, a cui applicare un'aliquota del 15%, una fascia centrale di reddito fra 28 e 75 mila euro con aliquota fissata al 30% e un ultimo scaglione, dai 75 mila euro di reddito in su, che rimarrebbe al 43%. Per la Lega però questo può essere solo un passaggio intermedio, mentre lo schema a tre aliquote è stato fatto proprio da Luigi Di Maio, che ha confermato anche la possibilità di optare per il vecchio regime se più favorevole. Il vicepremier ha anche smentito attriti con via Venti Settembre: «C'è piena armonia con il ministro Tria sui prossimi passi da fare. Non c'è alcuna volontà di uno scontro con l'Ue e non c'è l'intenzione di distruggere i conti pubblici». Il partito dell'altro vicepremier, Matteo Salvini, in questa manovra, si accontenterebbe per ora di portare a casa una mini flat tax con un'aliquota al 5%, per tre anni, per le start up di giovani under 35 con ricavi fino a 65mila euro. Confermato anche il regime forfetario in favore delle partite Iva al 15% fino a un volume di affari di 65mila euro, e poi un 5% incrementale tra i 65mila e i 100mila euro. Costo 1,5 miliardi, benefici per 1,5 milioni di autonomi. Ancora in materia fiscale, la Lega punta a rendere strutturale la cedolare secca sugli affitti abitativi: lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Guidesi, intervenendo a un convegno di Confedilizia. Contemporaneamente verrebbe avviato il meccanismo della cedolare anche per i negozi.
LA PACE FISCALE
Quanto al caso delle crisi bancarie, il governo promette di mettere sul piatto 500 milioni, rimpolpando l'attuale Fondo ad hoc creato dal Pd, per i rimborsi ai risparmiatori vittime dei crac. Parte delle coperture arriverebbero dalla pace fiscale che il governo sta mettendo a punto e che spazierà dagli accertamenti alle cartelle, dalle multe al contenzioso tributario. A questo proposito, ancora il sottosegretario al Mef Bitonci, ha spiegato che nel decreto di accompagnamento alla manovra potrebbe essere inserito un tetto di un milione a contribuente e nuova voluntary disclosure. Inoltre, la sanatoria che è una misura una tantum, potrebbe essere affiancata da una operazione strutturale: una sorta di transazione fiscale che preveda la completa attuazione del concordato con adesione e che tenga conto della situazione patrimoniale e reddituale del contribuente. Il punto sarà fatto nei prossimi giorni, come ha confermato lo stesso Salvini. Per il quale la linea è chiara: «Prima viene la crescita, poi vengono i vincoli».
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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