LE INDAGINI
VENEZIA Cinque minuti. Un lasso di tempo breve in cui può succedere

Venerdì 5 Gennaio 2018
LE INDAGINI VENEZIA Cinque minuti. Un lasso di tempo breve in cui può succedere
LE INDAGINI
VENEZIA Cinque minuti. Un lasso di tempo breve in cui può succedere di tutto. Anche mettere a segno quello che ha tutte le caratteristiche per essere definito il furto del secolo. Dalla location, Palazzo Ducale nel cuore di Venezia, alla refurtiva, il gioielli dei Maharaja e dei Moghul, alla beffa dei sistemi di sicurezza. Cinque minuti. Come attestato dalle registrazioni video dell'impianto di sorveglianza interna della dimora che fu dei Dogi: i ladri che hanno rubato gli orecchini e la spilla in platino con perle e diamanti di svariati carati hanno tolto i gioielli dalla teca espositiva alle 10.03 e sono usciti del tutto indisturbati e del tutto imperturbabili dal varco dei Mori, che dà su piazza San Marco alle 10.08, mescolandosi tra i turisti. Ed è da questo punto in poi che scatta la caccia agli uomini d'oro da parte della polizia. Specialisti del genere, veri professionisti, che hanno nei fatti, volenti o nolenti, lanciato una sfida alle forze dell'ordine e alla stessa città.
TEAM DI ESPERTI
E non a caso per giocare questa sorta di partita a scacchi sono stati messi in campo i migliori investigatori a disposizione per quanto riguarda il recupero di opere d'arte, come sono i preziosi di questa esposizione unica al mondo composta da 270 pezzi, realizzati tra il XVI e il XX secolo di proprietà dello sceicco del Qatar, Hamad bin Abdullah Al Thani. Ieri infatti ad affiancare la Squadra mobile lagunare sono giunti da Roma gli investigatori dello Sco (Servizio centrale operativo) e della Polizia scientifica con la squadra Ert (Esperti ricerca tracce). Ad annunciarlo il questore di Venezia, Danilo Gagliardi: «La polizia di Stato ha messo in campo le migliori professionalità e un'attrezzatura all'avanguardia in modo da non lasciare nulla di intentato nelle prime decisive ore di raccolta delle prove. Si tratta dello stesso team che ha risolto il giallo del furto dei quadri dal Museo Castelvecchio avvenuto nel novembre del 2015 che si è concluso con quattro condanne e il ritorno delle opere a Verona».
FURTO HI-TECH
Fra tante incognite una cosa sembra certa: che la coppia di uomini, immortalata dalle telecamere installate nella Sala dello Scrutinio, abbia interpretato un copione studiato nei minimi dettagli, frutto di diversi sopralluoghi, sotto una regia con indubbie competenze tecnologiche che ha saputo captare e sfruttare il punto di vulnerabilità sul set della sorveglianza e delle misure di sicurezza. Tutto ruota attorno al differimento del segnale dall'allarme alla cabina di controllo della sicurezza della mostra: la spia luminosa sulla consolle che indicava la manomissione della vetrinetta si è accesa con un minuto di ritardo, probabilmente grazie a un congegno elettronico usato dai ladri. E in questi sessanta secondi l'esecutore materiale - dei due quello che sembra più vecchio - forza lo sportello e sottrae spilla e orecchini e poi con il complice che gli ha fatto da palo a distanza ravvicinata, si incammina come se niente fosse verso l'uscita.
BONUS VANTAGGIO
Ed è verso le 10.10 che le porte di ogni singola sala espositiva vengono chiuse, non appena cioè, si ha avuta la certezza con il controllo a vista da parte del vigilante dell'area interessata, che sì, effettivamente, incredibilmente, alcuni monili erano spariti. La telefonata al 113 verso le 10.15 con i primi agenti che sono sul posto verso le 10.20 e fanno parte di una squadra del commissariato San Marco assegnata, con personale del Reparto mobile, al controllo proprio di piazza San Marco. Quindi i due uomini d'oro hanno potuto contare su un vantaggio che va dai 12 ai 15 minuti. Un'eternità.
I SOSPETTI
«Abbiamo circoscritto quattro direttrici già ben delineate - ha spigato Gagliardi - ma le indagini richiederanno un lavoro certosino di raccolta e analisi delle prove e delle immagini finora acquisite prima e dopo il furto, dentro e fuori palazzo Ducale, vale a dire in mezza città». Uno dei fronti aperti è anche quello della ricettazione: «Di sicuro, per la loro riconoscibilità internazionale, gli oggetti sottratti - conclude il questore - non sono facilmente rivendibili. Risulta quindi necessario affidarli a persone capaci di smontarli e rielaborarli anche se tale operazione farebbe perdere ai preziosi gran parte del loro valore stimato in svariati milioni di euro».
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci