Le ambiguità dei giovani delle piazze di sinistra

Giovedì 21 Novembre 2019
Alessandro Campi

Il sarcasmo degli scettici per vocazione e gli entusiasmi acritici dei militanti che si fingono osservatori non si addicono all'analisi dei fenomeni politici. Tanto più se, come nel caso del sardinismo, essi sono allo stato nascente e proprio per questo di ancora più difficile valutazione. È partita da Bologna una rivoluzione silenziosa che finirà per contagiare tutta l'Italia?
Di onde umane all'apparenza inarrestabili che hanno politicamente prodotto poco, se non la delusione che segue sempre l'esaltazione, abbiamo già avuto esperienza in tempi recenti. La nostra memoria si è fatta così corta da non ricordare cosa si scrisse, per dire di realtà più consistenti dell'attuale, sulle primavere arabe, sui girotondi italiani e sugli indignati che in mezzo mondo vestivano la maschera di Guy Fawkes? Le cose non sempre sono andate secondo le previsioni e le speranze.
Prudenza, dunque, ma senza ironie o liquidazioni sommarie. La partecipazione politica è una bella cosa, specie se si svolge in forme pacifiche e festose, senza barricate e violenze. Un'area politica che prova a ritrovare sé stessa dopo molti sbandamenti, in questo caso la sinistra diffusa italiana frustrata dalle ripetute sconfitte e dalle troppe divisioni interne, è a sua volta una buona notizia.
Se oggi abbiamo una destra ideologicamente inconsistente è anche perché si specchia in una sinistra altrettanto fumosa. (...)
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