Lavoratori e imprese: «Il Porto è a un bivio»

Mercoledì 1 Luglio 2020
IL CASO
VENEZIA È ormai insanabile lo scontro tra il presidente del Porto Pino Musolino e i rappresentanti di Regione e Città metropolitana nel Comitato di gestione, Maria Rosa Campitello e Fabrizio Giri, che anche ieri, alla terza convocazione, non si sono presentati per votare il bilancio consuntivo del 2019, confermando l'impasse cui potrebbe far seguito il commissariamento dell'ente. E mentre scende in campo il sindaco Luigi Brugnaro che attacca Musolino (ne riferiamo a pagina 10 nel fascicolo nazionale), crescono le preoccupazioni di chi al porto ci lavora, per una situazione che a questo punto è diventata questione politica e spetterà al ministro delle Infrastrutture De Micheli decidere.
I LAVORATORI
«Siamo fortemente preoccupati afferma Davide Divari, presidente della Nuova Compagnia Lavoratori Portuali Il passare di altre settimane senza la possibilità di trovare soluzioni, interventi e risorse determinerà una crisi dalla quale sarà difficile uscire. Non è una questione di una singola impresa, sarà un problema di tutta l'operatività del porto di Venezia». Divari auspica che sia evitato il commissariamento. «Constatiamo, molto preoccupati continua che dove ci sono commissari tutto diventa più complicato, più difficile, mentre noi viviamo una fase straordinaria cui devono corrispondere scelte e intese autorevoli, senza le quali l'interesse complessivo della portualità e del lavoro rischia di essere messa in secondo piano».
OPERATORI E IMPRENDITORI
Contro il commissariamento scende in campo anche la Port Community, che raggruppa i principali operatori dello scalo marittimo e numerose Associazioni imprenditoriali. «Il porto di Venezia si legge in una nota rappresenta una realtà con 22.000 lavoratori con 6,6 miliardi di fatturato diretto: è la base strategica per l'import e l'export di uno dei più importanti poli industriali del Paese considerando che attraverso lo scalo lagunare viene servita l'economia di tre regioni che rappresentano oltre il 40 % del Pil nazionale. Per questo non è, e non può essere argomento perenne di scontri polemici, di azioni di contrasto: non può essere specialmente la vittima designata di rinvii costanti che hanno cronicizzato problemi operativi e che ora minacciano di annientare l'operatività stessa dello scalo marittimo».
Le imprese chiedono una svolta: «Con l'ombra sempre più fitta di un commissariamento il porto rischia oggi di fare rotta verso il nulla viene sostenuto Ma il mondo imprenditoriale è per la prima volta compatto nella risposta: nessuna mozione o nessuna discesa in campo pro o contro la gestione portuale. Il problema è oggi il porto: il più prestigioso porto d'Italia, colpito dalla crisi post Covid-19, già penalizzato da anni e anni di mancate decisioni e di politiche solo negative rispetto alle attività commerciali, passeggeri e industriali dello scalo, non è disposto ad accettare più nulla passivamente».
LA POLITICA
Sul piano politico si registra la dichiarazione della consigliera regionale dei Cinquestelle Erika Baldin: «Così la manovra del duo Zaia-Brugnaro, per controllare la spina dorsale economica e logistica della città, si è compiuta. Adesso, sul commissariamento, la palla passa al ministero: ci aspetta un'estate complicata, auspicando che almeno per i lavoratori non ci siano ripercussioni negative».
«Un intervento che complica non poco il funzionamento dell'ente ribadisce che se in prima battuta poteva essere considerato tecnico, adesso si è decisamente trasformato in un atto politico. È la conferma della dichiarazione di guerra nei confronti del presidente Musolino, già intravista nelle scorse settimane, chissà se motivata dalle prossime, vicine e coincidenti elezioni regionali e comunali». E conclude Baldin: «Zaia ha indirettamente abdicato a una parte di autonomia regionale, a lui tanto cara. Perché, per legge, adesso a decidere sarà il ministero. Più che un effetto collaterale, per lui è proprio un autogol».
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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