«La vicenda pare la trama di un giallo con ignoto nel ruolo di protagonista»

Sabato 3 Marzo 2018
«La vicenda pare la trama di un giallo con ignoto nel ruolo di protagonista»
LA RICERCA
BELLUNO Nella sua casa a Milano, qualche settimana fa, Edoardo Riva - vigile urbano 47enne con alle spalle studi classici, stava cucinando. La moglie, nel frattempo, guardava un programma alla televisione in cui si parlava del caso Erostrato. Da allora, per l'agente diventato consulente dei carabinieri per senso del dovere, il coinvolgimento per questa vicenda che da mesi è alla ribalta delle cronache non solo provinciali ma anche nazionali. Tiene a precisare, Riva, di non essere uno psicologo ma solo un profiler letterario.
Da cosa è stata attirata la sua attenzione?
«Dalla parola Katechon scritta in una lettera inviata dall'attentatore. Un concetto teologico-filosofico difficile anche per i professionisti: una sorta di barriera all'Anticristo. Il primo riferimento a questa definizione lo si ebbe nella seconda lettera di San Paolo ai Tessalonicesi e poi, in tempi contemporanei, nel libro Adelphi della dissoluzione».
Altri riferimenti bibliografici di rilievo?
«Ce ne sono molti. È il caso, ad esempio, di Fedro, Virgilio, Jean Paul Sartre, Albert Camus. Quando Erostrato parla di Miles Gloriosus ci riporta alla commedia di Plauto che attacca millantatori e fanfaroni; o quando scrive sed cerebrum fa riferimento alla favola di Fedro La volpe e la maschera tragica con chiare attinenze alla vanità priva di intelligenza; e ancora citando i sorci che muoiono in strada fa ricorso a La peste di Camus che tratteggia un'allegoria dei mali della società. Questo per dire che nulla è stato buttato là tanto per fare ma al contrario siamo di fronte a una miscellanea letteraria piena di riferimenti espliciti».
Che idea si è fatto di questa storia?
«Usando un motto direi Cherchez le livre. Per questo, con una semplice ricerca in internet ho scoperto che Adelphi della dissoluzione in Veneto è in dotazione solo nelle biblioteche di Ponzano Veneto e, appunto, di Cesiomaggiore. Questo mi ha indotto a rivolgermi ai carabinieri e a segnalare loro la cosa».
E di questa figura?
«Tolte le nefandezze compiute è riuscito a far emergere il potere dei libri e a trasmettere il concetto che questi lasciano traccia come le impronte digitali. È una persona che vive di libri».
L'ipotesi che sia un neonazista è veritiera?
«Lo escludo. In alternativa dovrebbe andare a fare delle ripetizioni. Nelle sue lettere, infatti, ha fatto ben tre errori facendo riferimento a Hitler. Il saluto diventa Hail invece di Heil e sbaglia pure la denominazione Fuehrer. È un soggetto interessato di più all'esoterismo: prende in prestito ad esempio il simbolo alchemico dello zolfo per farlo diventare una croce satanica. Inoltre, ha scritto le lettere in rosso non perché gli mancassero le penne blu o nere ma perché anche questo colore ha un suo significato di origine letteraria. Insomma, tutta questa storia sembra la trama perfetta per un romanzo giallo in cui lui stesso è il protagonista. Umberto Eco, buon'anima, ne avrebbe scritto il seguito de Il nome della rosa».
R.G.
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