LA TRATTATIVA
VENEZIA Se l'autonomia è «un abito sartoriale» (copyright

Giovedì 21 Febbraio 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA Se l'autonomia è «un abito sartoriale» (copyright del governatore Luca Zaia), il ministro Erika Stefani ha deciso qual è il vestito degli annunci in materia. Si tratta del modello bicolore, già indossato sotto Natale per svelare il cronoprogramma della riforma e nuovamente esibito ieri per il question time alla Camera, quando la vicentina ha assicurato che «le Regioni che chiederanno l'autonomia non toglieranno risorse alle altre». Ma al di là dei dettagli di stile, su cui comunque si sono esercitati i fotografi di Montecitorio, sono evidentemente i contenuti di merito a contare, nei giorni delle polemiche sulla trattativa.
L'ASSIST
L'occasione per rispondere alle preoccupazioni del Sud è arrivata dall'interrogazione-assist della deputata leghista (e lombarda) Simona Bordonali, «in merito al sistema di finanziamento del trasferimento di competenze alle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, al fine di garantire adeguati livelli delle prestazioni nelle restanti Regioni». Risposta in aula del ministro Stefani: «Inizialmente il prelievo fiscale trattenuto sul territorio sarà equivalente al trasferimento che oggi lo Stato destina alle Regioni per le competenze esercitate in tali regioni. Quindi questo esclude totalmente l'ipotesi che le risorse siano sottratte agli altri territori. Il superamento della spesa storica verso i costi e i fabbisogni standard è la vera grande sfida per tutta l'Italia». La titolare degli Affari Regionali ha precisato di comprendere «i timori nell'affrontare una novità», ma di ritenere «inaccettabile» il divario fra le diverse aree. «Non stiamo facendo nulla di stravolgente ha evidenziato ma stiamo garantendo un diritto a quelle Regioni che ci dicono: so gestire al meglio questa competenza, la concorrenza normativa tra noi e lo Stato ci rallenta, dateci l'opportunità di dimostrare che sappiamo farcela».
L'INTERGRUPPO
Intanto continua il dibattito sull'emendabilità delle intese che saranno sottoscritta dal Governo e dalle Regioni. «La strada maestra è la Costituzione», ha ribadito il vicepremier Matteo Salvini: «Il Parlamento è sovrano. C'è la proposta del Governo su cui il Parlamento potrà dire la sua, poi si discuterà con le Regioni, poi l'accordo viene o bocciato o ratificato». Ma proprio l'idea finale del prendere o lasciare è stata contestata nel corso di un seminario che si è tenuto al Senato su iniziativa di Liberi e Uguali, al quale ha partecipato anche l'economista Gianfranco Viesti, il primo a lanciare l'espressione «secessione dei ricchi». Nell'occasione il costituzionalista Massimo Villone ha fatto presente che, se il testo viene approvato senza poter essere modificato da Senato e Camera, «ogni singolo parlamentare può sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte», come indicato dalla Consulta sul ricorso del Partito Democratico sulla legge di Bilancio. Al termine dell'incontro Loredana De Petris e Federico Fornaro, capigruppo di Leu, hanno proposto «la costituzione di un intergruppo composto da parlamentari sia di maggioranza che delle minoranze sui nodi, i problemi e i rischi che l'accordo sulle autonomie rafforzate comporta».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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