LA TESTIMONIANZA
MONSELICE Sono ancora ben impressi nella mente di Ilario Mingardo

Mercoledì 14 Novembre 2018
LA TESTIMONIANZA
MONSELICE Sono ancora ben impressi nella mente di Ilario Mingardo i drammatici momenti della rapina di cui è stato vittima. «Era sabato, avevo passato la mattina in azienda (è titolare di una carpenteria in zona industriale, ndr) e avevo accettato l'invito a pranzo di mia cognata racconta Prima, però, volevo passare per casa, a prendere il mio cane. Un uomo vestito da operaio stava fingendo di lavorare proprio davanti alla mia abitazione usando la scusa che c'erano delle contaminazioni di mercurio nell'acqua. Mi ha chiesto di guardare il contatore, che è esterno, e l'ho accontentato. Poi, quando ho aperto la porta per entrare in casa, il cane è scappato in strada. L'ho inseguito e riacchiappato, ma nella fretta avevo lasciato la porta aperta e il finto operaio è entrato di soppiatto».
È l'inizio di un incubo per il signor Mingardo. «Intanto un secondo uomo, vestito da vigile, con tanto di tesserino appuntato al petto, mi si è avvicinato dicendomi che la situazione era grave e che doveva controllare l'acqua che usciva dai rubinetti continua l'anziano Mi ha scortato in casa e mentre i due aprivano i rubinetti hanno spruzzato qualcosa nell'aria che mi ha irritato occhi e gola e che mi ha stordito. Di quello che è successo dopo ho pochi ricordi confusi. So soltanto che a un certo punto mi sono accorto che avevano un sacchetto con tutti i gioielli di mia moglie, mancata poco più di cinque anni fa».
Iniziando a rendersi conto di quello che stava capitando, Ilario Mingardo è sceso al pianterreno e si è affrettato a raggiungere il telefono per chiamare i carabinieri o il figlio. Ma non ha fatto in tempo. «Mi hanno raggiunto prima che potessi afferrare la cornetta. Mi hanno dato un pugno terribile sul costato, che mi ha lasciato senza fiato. Poi mi hanno dato una spinta violenta, tanto che sono caduto sbattendo malamente la testa».
La cicatrice, appena sopra la nuca, è ancora ben visibile: «Ho avuto paura finché erano nella mia casa, poi l'emozione più forte è stato il turbamento, il disagio per non essere riuscito a impedire che accadesse tutto questo. Ragionandoci, è stata tutta una casualità, una questione di tempismo, anche se sono convinto che mi stessero tenendo d'occhio. E forse mi avevano seguito. Sapevano che ero da solo».
Quando i truffatori, dopo l'aggressione, sono usciti di corsa dalla villetta, sono stati notati da dei testimoni. «I miei vicini di casa li hanno visti mentre scappavano in tutta fretta. continua Mingardo E dei ragazzi che stavano pescando dal vicino argine hanno addirittura provato a rincorrerli, ma i due sono saliti in macchina, scappando. tutti li hanno visti bene in faccia e, grazie alle indicazioni fornite, i carabinieri sono riusciti a identificarli».
Ora che i due truffatori sono stati assicurati alla giustizia, il Mingardo è un po' timoroso. «Alla mia età non ho paura di quel che potrebbero farmi, ma non sono completamente tranquillo. Sono profondamente dispiaciuto perché so che non rivedrò più quello che hanno portato via e che era appartenuto a mia moglie».
Camilla Bovo
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