LA STRATEGIA
VENEZIA Il 22 aprile si vota in Molise. Una settimana dopo, il 29,

Martedì 17 Aprile 2018
LA STRATEGIA
VENEZIA Il 22 aprile si vota in Molise. Una settimana dopo, il 29, si vota in Friuli Venezia Giulia. Che c'entrano le elezioni regionali con Palazzo Chigi? Per Matteo Salvini c'entrano, eccome. Anzi, sono cruciali. «Vinco le Regionali e faccio il governo in 15 giorni», dice il leader della Lega facendo intendere che così arriveranno i numeri parlamentari che ancora mancano. Una dichiarazione che scatena l'ira del Pd e la replica, durissima, di Luigi Di Maio. «Io aspetto qualche giorno, poi uno due forni chiude», replica infatti il capo politico dei Cinque Stelle facendo riferimento ai suoi due possibili interlocutori, Lega e Partito Democratico. «Noi vogliamo un Governo che rispetti il voto degli italiani, centrodestra e M5s - gli risponde a distanza Salvini - Se Di Maio preferisce il forno di Renzi si accomodi, temo che sia un pane muffo, però libero di fare quello che vuole».
IL COLLEGAMENTO
Ventiquattr'ore dopo essersi scansati e sbertucciati al Vinitaly, il lunedì di Salvini e Di Maio è ancora all'insegna dello stallo. Il segretario del Carroccio è tornato in piena campagna elettorale e dopo la passerella a Verona è sceso in Molise, dove centrodestra e pentastellati se la giocano all'ultimo voto. È così che Salvini collega il voto di domenica a Palazzo Chigi: «Da queste Regionali può arrivare un segnale nazionale per il cambiamento». Il segnale che Salvini si aspetta in realtà è duplice: da un lato il centrodestra deve superare il M5s, dall'altro la Lega deve all'interno della coalizione battere Forza Italia, così da ridimensionare Berlusconi. In Friuli Venezia Giulia, con il candidato governatore Massimiliano Fedriga, l'obiettivo è a portata di mano, in Molise meno. E allora ecco che la Regione più giovane della penisola si staglia, all'orizzonte, come nuovo swing State italiano, come lo è stato l'Ohio per le presidenziali negli Stati Uniti. «Tutti i sondaggi dicono che siamo pari con M5s, è un testa a testa: ogni singolo voto può fare la differenza - dice ai 500 che lo ascoltano in un albergo di Campobasso - Avete una responsabilità grande: posso assicurarvi che se vince il centrodestra e la Lega va avanti, il governo lo facciamo presto». Da Udine il premier Paolo Gentiloni, senza citare il leader leghista, affonda la sua stoccata: «È imbarazzante legare le Regionali ai rapporti di forza e di schieramento politico a Roma».
LITIGI
E se domani o giovedì il Colle conferisse il mandato esplorativo, magari alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati o, metti mai, al presidente della Camera Roberto Fico? «Un incarico esplorativo va bene», dice Salvini. Che però avverte: «Se Forza Italia e M5s continuano a litigare fra di loro, temo che non cambi nulla». «I numeri del voto sono chiari - aggiunge - e l'unico governo possibile e con un'ampia maggioranza è con il centrodestra ed i Cinque Stelle. Ma se Di Maio e Berlusconi continuano a dire io sì, tu no, non ne usciamo». Coalizione unita, aveva detto al Vinitaly a Verona domenica. E coalizione unita ribadisce nel suo tour elettorale a Campobasso: «Il centrodestra ha un programma comune, è stata la coalizione che ha preso più voti in Italia e che vincerà domenica in Molise e in Friuli il 29 aprile. Che poi Salvini non sia Berlusconi e la Lega non sia Forza Italia e gli italiani abbiano premiato più la Lega che Forza Italia mi riempie di gioia, ma il mio avversario era e rimane il Pd e la sinistra, non ho avversari interni». Ma Di Maio non ha detto che il centrodestra è un danno per il Paese? Ecco, qui Salvini chiede «rispetto» per il voto espresso dagli italiani.
GOVERNISSIMO
In campo però c'è l'ipotesi di un governissimo ed è un'ipotesi che Salvini manco prende in considerazione: «Sento che qualcuno vorrebbe rimettere in piedi un governo alla maniera di Mario Monti, tutti dentro per tirare a campare e spennare gli italiani, per continuare a essere servi di Bruxelles e delle alleanze dei bombardatori e dei lanciatori di missili. Noi siamo leali, fieri, coerenti, vogliamo rispettare gli impegni presi, però nel nome dell'interesse e del benessere degli italiani». Epperò Mattarella potrebbe dare l'incarico a qualcuno proprio per trovare un'ipotesi di governo la più larga possibile. Appunto, il governissimo. Salvini non ci sta: «Tutto può succedere e a tutto siamo aperti ma una cosa è certa: con il Pd non andremo mai». La convinzione è una sola: «O un governo di centrodestra con il M5s o si vota». E se il premier non fosse né Salvini né Di Maio? «Un terzo candidato? Se ci fosse qualcuno in gamba che sottoscrive la nostra idea di Italia, perché no?».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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