LA SOLIDARIETÁ
PADOVA Il terremoto che devasta l'Abruzzo nel 2009. L'alluvione

Domenica 31 Maggio 2020
LA SOLIDARIETÁ
PADOVA Il terremoto che devasta l'Abruzzo nel 2009. L'alluvione che mette in ginocchio il Veneto nel 2010. Un altro sisma terribile, quello del 2012 in Emilia. E poi nel 2018 la tempesta Vaia, a spazzare via una quantità infinita di alberi bellunesi come se fossero stuzzicadenti. Queste donne e questi uomini in tuta gialla ne avevano già viste tante, tantissime. Mai avrebbero potuto pensare di trovarsi ad affrontare in prima linea anche una pandemia provocata da un virus sconosciuto. Non solo il personale medico e sanitario: in trincea, negli ultimi 100 giorni, ci sono stati anche i volontari della Protezione civile. Si sono messi sull'attenti la sera del 21 febbraio, quando la prima vittima di Schiavonia ha fatto esplodere l'emergenza Covid, e non si sono più fermati. Tutti li hanno visti distribuire le mascherine, passare strada per strada con gli altoparlanti o rimboccarsi le maniche per attrezzare il vecchio ospedale di Monselice. Sono stati quasi invisibili, invece, mentre montavano le tende ospedaliere in piena notte e mentre andavano nelle case degli anziani ricoverati per recuperare i loro vestiti.
I NUMERI
La Provincia di Padova coordina 13 distretti formati a propria volta da un centinaio di gruppi comunali. A tutto ciò si aggiunge anche un gruppo provinciale composto da una cinquantina di tute gialle. Complessivamente i volontari sono 3.500, quelli in campo negli ultimi tre mesi sono stati 1.500.
Il cuore pulsante è a Padova, via delle Cave a Brusegana, dove ci sono magazzino e sala operativa. È stata questa, per cento giorni, la seconda casa di Maria Cristina Gazzin, responsabile del coordinamento del servizio di protezione civile della Provincia di Padova. Con lei, quasi sempre, Massimo Maran, rappresentante dei volontari della provincia di Padova. «Dall'inizio dell'emergenza non abbiamo avuto un attimo di tempo, è stato un lavoro enorme» raccontano in questo sabato mattina dove finalmente possono respirare ma continuano comunque a lavorare smistando materiale in magazzino. Nominiamo loro due, ma i 1.500 volontari meriterebbero di essere nominati uno ad uno. Perché ogni singola persona e ogni singolo dettaglio, in questo lungo periodo, ha fatto la differenza.
IL RINGRAZIAMENTO
«Messi in ginocchio da un virus infinitamente piccolo abbiamo riscoperto un senso della comunità infinitamente grande - sorride Vincenzo Gottardo, consigliere provinciale delegato -. A 100 giorni dall'emergenza rinnovo il mio ringraziamento più sincero all'esercito silenzioso di volontari. Hanno fatto di tutto: informazioni per la cittadinanza, consegna di spese e farmaci ai cittadini in difficoltà, supporto ad ospedali e case di riposo, sorveglianza nei mercati, negli ecocentri e nei distretti commerciali. Quando serve, la Protezione civile c'è». Un grande grazie anche da parte di Andrea Micalizzi, assessore del Comune di Padova, che sottolinea «il grande cuore e la grande preparazione di questi volontari. Ci sono sempre: alluvioni, nevicate, grandi manifestazioni. E anche questa volta si sono fatti sentire».
LO SPIRITO
In provincia di Padova la Protezione civile è nata negli anni Settanta e questo gruppo è molto apprezzato anche fuori dai confini regionali. Eccetto una manciata di dipendenti pubblici nei ruoli di coordinamento provinciale, la struttura è composta esclusivamente da volontari. «La sinergia tra enti pubblici e mondo del volontariato privato in questo caso funziona alla grande - spiegano Gazzin e Maran, sistemando l'ennesimo pacco di materiale -. Durante la quarantena ogni volontario avrebbe potuto starsene a casa propria, al sicuro. A spingere tutti è stata la solidarietà».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci