LA SERRATA
MESTRE Da Chioggia alla Riviera del Brenta fino al Veneto orientale,

Mercoledì 2 Dicembre 2020
LA SERRATA MESTRE Da Chioggia alla Riviera del Brenta fino al Veneto orientale,
LA SERRATA
MESTRE Da Chioggia alla Riviera del Brenta fino al Veneto orientale, non si salva nessuno. Per i produttori di ortaggi la seconda ondata di Covid 19 si sta rivelando una piaga biblica con perdite di vendite e di fatturato che oscillano tra il 30% e il 50%. Per le aziende produttrici di insalate e di tutti gli ortaggi freschi, confezionati e pronti per essere consumati, i danni maggiori derivano dalla chiusura serale di bar e ristoranti e dal crollo della domanda estera. E in vista della stagione invernale il lockdown dei tre colori non incoraggia i produttori ad essere ottimisti. Nella sola zona di Chioggia i produttori di insalatine in serra hanno subito un calo medio delle vendite del 33% e del fatturato pari al 37% e a pesare negativamente è anche il brusco calo della domanda dal Nord Europa. «Per la nostra azienda, paragonando lo stesso periodo del 2019 con quello attuale, abbiamo verificato un calo di vendite del 33% e un calo di fatturato del 37% - spiega Loris Quaggio, produttore di insalate nell'area di Chioggia - la nostra produzione è elevata nel periodo che va da febbraio a ottobre, mentre l'autunno presenta sempre una flessione, ma in questo caso il fatturato sta già subendo un calo di quasi il 40%. Abbiamo già deciso di tagliare tutte le spese superflue, quello che possiamo lo facciamo in casa e rinviamo ogni tipo di investimento. Attualmente riusciamo ancora a vendere in Gran Bretagna ma in Germania e in tutto il Nord Europa si registra quasi un blocco delle richieste. Grava una pesante incertezza e ci chiediamo per quanto tempo andremo avanti così».
Non va meglio per i produttori di radicchio di Treviso Ipg nell'area di Scorzè, dove la stagione è appena partita e si protrarrà fino a marzo. La saturazione del mercato dovuta al crollo della domanda proveniente dal comparto della ristorazione ha provocato un forte calo dei prezzi. «Stiamo assistendo a un drammatico crollo dei prezzi osserva Andrea Favaro, produttore di radicchio di Scorzè e da un prezzo di partenza di 4 o 4,5 euro al chilo si è scesi già a circa 2 euro. A dicembre produciamo circa 15 quintali di radicchio al giorno, il costo di produzione per un chilo di prodotto oscilla tra 2 e 2,5 euro al chilo, perciò i conti sono facili da fare». Tra i produttori di radicchio di Treviso si salva solo chi rifornisce la grande distribuzione ma anche chi si avvale di questo canale deve registrare un netto calo della domanda. «La nostra azienda vende radicchio di Treviso Igp per la filiera della quarta gamma precisa Giuliano Scattolin, imprenditore agricolo di Scorzé - e avendo stipulato un contratto con la grande distribuzione il nostro guadagno è più basso, ma almeno più stabile. Occorre segnalare però che per noi la chiusura di molti mercati rionali non è certo un fattore positivo e crea come effetto una sovraproduzione. Ci chiediamo se vale la pena togliere il radicchio dai campi, visto che si tratta di un prodotto di alta qualità e di un certo valore e la grande crisi economica che si profila lascia i consumatori senza soldi in tasca». Malgrado la grande incertezza per il futuro, il comparto agricolo veneziano ha ripreso la potatura e la semina autunnale in vista della prossima stagione. «L'annata agraria, appena conclusa, è stata positiva per le produzioni - spiega Marco Aurelio Pasti, presidente di Confagricoltura Venezia - ma grava una enorme incertezza sulle vendite e sulla tenuta dei mercati locali, nazionali ed internazionali».
Paolo Guidone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci