La road map per il governo

Giovedì 26 Aprile 2018
LA GIORNATA
ROMA In auto blu e non più a piedi, probabilmente, ma oggi il presidente della Camera Roberto Fico salirà di nuovo al Colle per riportare al Capo dello Stato la sua relazione sulla possibilità di un governo M5S-Pd.
Fico però impegnerà tutta la mattina per incontrare la delegazione dei democrat, alle 11, e poi quella pentastellata alle 13. Una nuova tornata di faccia a faccia per capire se i due partiti confermano l'apertura del dialogo prima di andare a chiedere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella più tempo per tentare la stretta.
Se Luigi Di Maio spera in una possibile intesa, nel Pd convivono due visioni contrapposte: da un lato Maurizio Martina e l'ala governista, convinti con varie sfumature che un confronto vada espletato fino in fondo e senza timidezze, dall'altro i renziani (anche qui con diverse sfumature) contrarissimi.
Non rompe il suo lungo periodo di silenzio Matteo Renzi che ieri, a Firenze, in piazza della Signoria, ha però improvvisato un sondaggio tra la gente che lo salutava, rispondendo con un «ricevuto» ai molti no all'accordo per il governo con i grillini sparati dai simpatizzanti.
Sul fattore tempo, che Mattarella deciderà se concedere, giocano tutti i partiti: il Pd in attesa della conta in direzione e M5S sperando di incassare l'accordo. Ma anche Matteo Salvini che guarda alle regionali in Friuli, i cui risultati - scontati - saranno resi noti lunedì, come ad una nuova prova di forza della Lega. Silvio Berlusconi poi, dopo la vittoria in Molise suia pure con soli 173.000 votanti,, è ancora più convinto dell'ineluttabilità dell'assegnazione del premier alla coalizione di centrodestra. E, contemporaneamente, della rottura con i pentastellati.
SCINTILLE
Se Renzi sonda a piazza della Signoria, il Cavaliere lo fa nei comizi friulani. «L'altro giorno - racconta - ho chiesto a delle persone come si sentissero di fronte a M5S. Uno mi guarda negli occhi e mi dice credo che ci sentiamo come gli ebrei al primo apparire della figura di Hitler». Di Maio resta in silenzio ma a prendere le sue difese bacchettando l'ex Cav. ci pensa Salvini: «È meglio tacere e rispettare il voto degli italiani invece di dire sciocchezze. Io voglio dare un governo all'Italia, sono stufo di insulti, capricci e litigi».
Ma se il centrodestra resta ora alla finestra, il Pd è chiamato a fare una scelta tra chi, come i ministri e molti amministratori, vuole sedersi al tavolo della trattativa con il Movimento e chi, come i renziani, non ne vogliono sapere. In attesa della direzione, che per ora sembra confermata il 2 maggio, vanno in scena però solo divisioni e attacchi.
Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, fresco di tessera dem, conferma il suo addio al Pd in caso di intesa con M5S. Il vicepresidente della Camera Ettore Rosato parla di «distanze abissali» sui programmi e rimanda la decisione «con responsabilità» alla direzione.
Ma se Renzi riceve dalla gente solo dei no all'accordo, il reggente Maurizio Martina, che ieri ha sentito l'ex premier, ha l'impressione che «tanti chiedano di provare a fare un lavoro, sapendo che è complicato». Martina è consapevole che con l'ex leader ci sono «idee diverse» ma vuole «andare fino in fondo» anche perché «da Di Maio sono arrivate parole chiare». E il rischio «da evitare», in caso tutto fallisca, avverte, è il voto ad ottobre. Anche se pare difficile che i mille neoparlamentari rinuncino così facilmente alla posizione raggiunta.
Non crede, invece, che una fase così delicata possa essere affrontata «con una gestione provvisoria» del partito Antonello Giacomelli, schierato per il no, che chiede a Renzi di ritirare le dimissioni e riprendere in mano le redini del Pd. Un clima teso tra i dem, dunque. Circola persino la parola scissione.
Ma oggi la delegazione Pd tornerà comunque a sedersi nel Salottino del Presidente Fico per «ascoltare» l'esponente M5S. Con il presidente di Montecitorio ha avuto un breve colloquio, ieri, anche il premier Paolo Gentiloni dopo la cerimonia per la Festa della Liberazione all'Altare della Patria.
In ogni caso oggi la parola tornerà a Mattarella che, dopo aver ascoltato Fico dovrà decidere. L'alternativa è tra dare più tempo a Pd e M5S o dichiarare chiusi gli spazi per un'intesa e aprire un altro scenario.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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